Si era rifiutato di pagare il pizzo e, allora, è stato preso a calci e pugni in un'area di servizio di Baiano, in provincia di Avellino. Protagonista dell'ennesimo episodio di violenza e minacce è un imprenditore che opera nel campo del turismo, sia in Italia che all'estero. L'unica sua colpa è stata quella di non cedere alla malavita, di sottrarsi alle intimidazioni e dire 'no' alla criminalità. I delinquenti, secondo le ultime informazioni, avrebbero voluto 15.000 euro dall'impresario campano. Il diniego dell'uomo ha mandato su tutte le furie i malviventi appartenenti al clan Fabbrocino.

L'impresario ha detto no al clan Fabbrocino

Grazie alle telecamere di videosorveglianza, gli aggressori dell'imprenditore di Avellino sono stati individuati e arrestati. Si tratta del 27enne Felice Pannone e del 59enne Michele Buonaiuto. Entrambi dovranno rispondere di tentativo di estorsione e lesioni personali aggravati dalla loro appartenenza a un clan malavitoso. L'imprenditore campano non solo non aveva ceduto alle intimidazioni ma, dopo essere stato picchiato, aveva trovato il coraggio di denunciare i delinquenti. I carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Avellino, avvalendosi anche dei filmati contenuti nelle telecamere di videosorveglianza, sono riusciti ad individuare Pannone e Buonaiuto.

La coppia era sicura che l'impresario avrebbe ceduto, che avrebbe sborsato 15.000 euro; invece ha dovuto ricredersi. Il titolare dell'impresa non si è piegato neanche davanti alla forza intimidatoria del clan Fabbrocino.

Le dura reazione dei malavitosi

Un imprenditore irpino si è opposto agli affiliati al clan Fabbrocino, pur sapendo che la reazione sarebbe stata violenta.

Effettivamente, l'uomo è stato malmenato nei pressi di un'area di servizio. Fortunatamente, l'imprenditore di Avellino non è stato l'unico ad avere il coraggio di denunciare gli aguzzini, gente senza scrupoli che pretende denaro senza fare nulla. Qualche mese fa, ad esempio, i carabinieri della compagnia di Torre del Greco, in provincia di Napoli, avevano messo in manette 13 persone, a seguito delle denunce sporte da molti commercianti, stufi di dover pagare il pizzo e cedere alle intimidazioni.

Gli arresti a Ercolano: 9 malavitosi appartenevano al clan Birra-Iacomico; 4 a quello degli Ascioni-Papale. Si erano rivelate importanti per gli investigatori, ovviamente, anche le confessioni di vari pentiti e le intercettazioni.