Dolo, barbarie, orrore: è la cronaca di una devastazione intenzionale e di un'emergenza nazionale senza precedenti. Il Vesuvio è assediato dalle fiamme da una settimana: gran parte del parco nazionale è ridotto in cenere. Almeno 50 ettari di macchia mediterranea stanno bruciando con danni ambientali incalcolabili. Gli ultimi incendi, poi, non solo sono dolosi, ma sono stati appiccati con crudo e macabro accanimento. Animali, probabilmente gatti, sono stati usati usati come torce per diffondere le fiamme più e meglio dove la vegetazione è fitta e l'intervento di spegnimento quasi impossibile.

Lo rivelano le indagini dei carabinieri forestali mentre uno scenario apocalittico di un vesuvio che sembra colpito da un'eruzione allarma Napoli e i comuni dell'hinterland, tra famiglie evacuate e scene di panico.

Gatti cosparsi di benzina per appiccare incendi

Ieri un nuovo incendio doloso esattamente come tutti gli altri che da una settimana a questa parte stanno funestando il Vesuvio. Stavolta però il dolo è spinto ai massimi livelli di crudeltà, criminalità, volontà di spargere distruzione: i carabinieri del Corpo Forestale hanno appurato che sono stati usati animali, probabilmente gatti, vittime sacrificali usate come torce per propagare l'incendio nelle zone più irraggiungibili del monte.

Agli animali cosparsi di benzina, è stato dato fuoco, così che scappando nel vano tentativo di salvarsi, hanno raggiunto la boscaglia più fitta, innestando incendi e facendo propagare le fiamme dove è pressoché impossibile intervenire. I carabinieri forestali hanno individuato 8 inneschi, tutti partiti nello stesso momento e in zone impervie.

Precedenti simili in Sicilia

Si tratta di una modalità già purtroppo usata in zone di rilevanza paesaggistica come in Sicilia, nel parco dei Nebrodi anni fa: agguati di stampo mafioso per il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci che ha denunciato un anno fa questa modalità di appiccare incendi. La procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di incendio doloso.

Emergenza difficile da gestire

E così dall'alba di ieri sono divampati altri due roghi. Le fiamme partite in una zona tra Ottaviano e Terzigno, hanno poi pericolosamente lambito i centri abitati. Un'enorme colonna di fumo ancora avvolge il vulcano e ha fatto pensare che fosse in atto un'eruzione. La cenere, favorita dal vento, è arrivata in Irpinia e nel beneventano. Sono stati fatti evacuare negozi, ristoranti e case, bloccate le vie d'accesso al Vesuvio, mentre la zona bassa di Torre del Greco era assediata da un incendio. Evacuate anche abitazioni nel comune di Boscoreale. Stanotte l'Esercito è rimasto a vigilare la discarica di Novelle Castelluccio perché si temeva che le fiamme potessero raggiungere i rifiuti innestando un rogo tossico, che sarebbe un'emergenza nell'emergenza.

Da Ercolano a Terzigno, i paesi alle pendici del Vesuvio, sono sconvolti e in stato di allerta mentre infuriano le polemiche. I soccorsi sarebbero partiti in ritardo e i mezzi, 4 elicotteri e 2 canadair, sarebbero insufficienti rispetto alle proporzioni dell'incendio. Emergono altri problema: la mancata manutenzione del parco, l'assenza di prevenzione, la videosorveglianza ma anche la 'semplice' sorveglianza del parco assenti.