Il parlamento di Amman, nello specifico la Camera Bassa, ha abolito il matrimonio riparatore per gli stupratori, in vigore a partire dal 1960 e che ha consentito ai rei di evitare la punizione. Altri paesi musulmani hanno già preceduto la Giordania in questa scelta. Lo scorso febbraio la Tunisia, nel 2014 il Marocco che ha eliminato una norma che consentiva agli stupratori di evitare il carcere se avessero sposato la vittima. L'Egitto ha già cancellato la norma alla fine degli anni '90, mentre per il Libano e il Barhein la questione è in corso di dibattimento.

Al Parlamento di Amman si è posto il dilemma di riscrivere il codice penale o abrogare alcuni articoli, e i parlamentari hanno scelto la strada più semplice, eliminando la norma in vigore. Si attende solo la ratifica della Camera Alta e del Re Abdullah II.

La lunga strada delle battaglie civili

A preparare la strada a questo cambiamento epocale per la società giordana ci sono stati lunghi anni di battaglie civili, durante i quali almeno 160 stupratori hanno evitato il carcere. Si è aggiunta oltretutto, nel mese di febbraio scorso, la presa di posizione di un Comitato Reale che aveva ribadito la necessità di rivedere la norma in questione. Quindi, riepilogando, con l'art.308 se prima si poteva riparare allo stupro con le nozze (che consentivano di preservare non solo l'onore stesso della donna ma anche quello della famiglia di origine), con la sua abrogazione il colpevole rischia fino a 7 anni di carcere e nei casi estremi, se la vittima è minore di 15 anni, la pena di morte.

Eliminata l'attenuante dell'impeto di rabbia

Nell'ambito della revisione del codice penale il parlamento aveva anche eliminato una legge che consentiva una discrezionalità per i magistrati nel giudicare i delitti di onore, cioè l'articolo 98 che considerava la rabbia un'attenuante nel caso di omicidi delle donne da parte degli uomini di famiglia.

Grazie a quella norma i colpevoli riuscivano a cavarsela con pochi mesi di carcere.

Cosa celano veramente i delitti d'onore

In realtà però dietro alla "maschera" dei delitti d'onore, e alle relative norme di legge estremamente indulgenti, si celano la maggior parte delle volte ben altri tipi di crimini, come omicidi per entrare in possesso dei beni di famiglia: omicidi per questioni di eredità e per qualsivoglia altra motivazione.

Citando l'esempio della Giordania, si sitma che ogni anno siano state uccise dalle 15 alle 20 donne in nome del delitto d'onore, in realtà poi in sede di esame autoptico è risultato che il 95% delle vittime era ancora vergine. In generale, già prima della modifica del codice penale, si registrava un abbassamento del livello d'indulgenza nei confronti di questo tipo di delitti, con lo scopo di creare una nuova consapevolezza e coscienza sociale.

L'intervento dei reali di Giordania nel cambiamento

Tutto questo grazie anche all'impegno profuso in tal senso dal Re Abdullah II e dalla Regina Rania insieme ad altri esponenti della famiglia reale. La Regina Rania in particolare, già in passato ha affermato che la pratica dei delitti d'onore è omicidio e in quanto tale, è contraria al vero Islam. L'impressione è che la Giordania, nel complesso, si avvii verso una maggiore democratizzazione e rispetto dei diritti umani.