Sono passati ben 23 anni di latitanza prima che il boss della 'ndrangheta Rocco Morabito, conosciuto anche come "il re milanese della cocaina", potesse essere arrestato il 3 settembre, in un hotel di Montevideo in Uruguay. A darne la notizia il ministero dell'Interno uruguayano il quale ha aggiunto che il pericoloso mafioso, in attesa dell'estradizione in Italia, passerà tre mesi di carcere per detenzione di documenti falsi e usurpazione di identità.

Morabito da 13 viveva nella località balneare uruguaiana di Punta del Este sotto la falsa identità brasiliana di Francisco Capeleto.

Gli investigatori non a caso sospettavano che il pericoloso latitante fosse fuggito in Brasile, almeno fino a 6 mesi fa, quando Morabito iscrisse una figlia a scuola con il suo vero nome. Arrivato nella località sud americana si era trasferito in una lussuosa villa nel quartiere più esclusivo della capitale e per tutti era un imprenditore, attivo nel settore dell’import-export e nella coltivazione intensiva di soia.

La carriera criminale di Morabito fonda le sue radici sul traffico internazionale di cocaina. Un affare di famiglia, vista l'appartenenza all'omonimo clan di ndrangheta, originario di Africo, in provincia di Reggio Calabria, che ha fatto fortuna sul business degli stupefacenti. A soli 25 anni, nel 1991 lasciò l'aspromonte calabrese per trasferirsi a Milano e qui, in breve tempo, riuscì a costruire un'efficiente network criminale che gli ha consentito, negli anni a venire, di inondare il capoluogo Lombardo di polvere bianca, anche grazie ai fondamentali contatti con il Sud America.

Ma a volte gli affari non vanno sempre bene: venne fermato una prima volta nel 1992 mentre tentava di importare 592 chili di cocaina dal Brasile e una seconda volta nel 1993 quando tentò di importarne ben 630.

Una prova di quanto sia ancora oggi pericoloso ce la da la polizia urugayana: al momento dell'arresto sono stati sequestrati 1 pistola, 1 coltello, 2 autovetture, 13 cellulari, 12 carte di credito e assegni in dollari.

Ad attendere il cinquantunenne in Italia, già iscritto nell'elenco dei 10 latitanti più pericolosi, c'è una condanna a 30 anni di carcere per associazione mafiosa e traffico di droga, arrivata dopo essere stato sorpreso a pagare 13 miliardi di lire per un carico di droga di quasi una tonnellata.

Adesso i timori più grandi riguardano l'estradizione.

Infatti, se la carcerazione temporanea di 3 mesi dovesse essere annullata, Morabito potrebbe aver e il tempo per cambiare nuovamente identità e facilmente far perdere le proprie tracce, mandando in fumo anni e anni di indagini e collaborazione tra le polizia italiana e e urugayana.

Senza contare i tempi biblici delle autorità italiana per completare l'iter di richiesta di estradizione che già in passato ha rischiato di mandare in fumo delicate operazioni di cattura. Come il caso del boss della camorra Pasquale Scotti, latitante per 31 nel Nord-Est del Brasil, ed estradato nel maggio del 2015 per un soffio nonostante gli enormi ritardi burocratici italiani.