La Tunisia è stata finora considerata uno dei paesi più arretrati dal punto di vista delle leggi costituzionali, che molto spesso si scontrano con i diritti e le libertà a favore delle donne. Ma adesso non sarà più così. Un passo avanti nella direzione di apertura alle pari opportunità sarà attuato per stare al passo con il resto d'Europa. Le principali riforme costituzionali saranno attuate in materia di matrimonio ed eredità. Lo ha annunciato il presidente tunisino Beji Caid Essebsi, che ha proposto di avanzare la costituzione tunisina in onore di alcuni diritti per le donne islamiche, nello specifico in materia matrimoniale e di successione.

Le leggi tunisine a sfavore delle donne

Fino adesso le donne islamiche tunisine non sono state favorite dalle leggi costituzionali, che le hanno private di diritti fondamentali tali da renderle meno indipendenti e trattate in maniera diseguale rispetto agli uomini. Secondo la legge turca una donna musulmana non è autorizzata in alcun modo a sposare un non-musulmano. Questo si scontra con la parità di genere, dato che gli uomini sono liberi di sposarsi con donne appartenenti a qualunque fede religiosa. Per quanto riguarda invece le norme sulla successione, esse favoriscono maggiormente gli uomini rispetto alle donne. Infatti al gentil sesso spetta la metà dell'eredità rispetto a quanto spetterebbe agli uomini loro connazionali.

La riforma costituzionale

Il Presidente Essebsi ha ribadito che lo Stato islamico tunisino è obbligato a raggiungere la piena uguaglianza tra uomini e donne. Citando la Costituzione del 2014, il presidente ha affermato che lo Stato islamico deve stare al passo delle pari opportunità, come il resto d'Europa. Va ribadito però che l'apertura alle pari opportunità della Tunisia non è iniziata dall'oggi al domani, e non si tratta di una novità attuale.

Da luglio era infatti stata approvata una legge sulla violenza delle donne. Tale normativa ha permesso alle donne islamiche di difendersi dalle violenze subite non solo da sconosciuti, ma anche da mariti e figli, che prima erano indenni da punizione nel caso avessero perpetrato violenze contro le donne. Il dibatto non ha riguardato sola la Repubblica tunisina, ma ha coinvolto anche tutta la regione.

Si tratta ancora di una speranza di giungere alle parti opportunità, dato che la proposta del presidente Essebsi è stata fin da subito ostacolata dalla forte componente musulmana del paese di alcuni organismi religiosi. La preoccupazione principale dei sindacati religiosi si baserebbe sulla convinzione che un matrimonio tra musulmane e non musulmani non potrebbe essere considerato un vero matrimonio secondo la religione islamica.