Si è tolta la vita nel giorno del suo 23 esimo compleanno. Cambiano i tratti salienti come anche i dettagli, ma questa è l'ennesima storia che racconta un male dei nostri tempi, un fenomeno senza precedenti e che per il momento sembra difficile da contrastare: la persecuzione virtuale che sui social può spingere a distruggere l'identità di una persona, a denigrarla a tal punto da spingerla al suicidio. In questo caso, vittima dell'accanimento persecutorio di cyberbulli, è stata Leanne Morrison, madre di un bambino di 4 anni: si è uccisa dopo che ignoti avevano creato un falso profilo a suo nome rovinando la sua reputazione.

Il terribile gesto

Leanne aveva trascorso una serata apparentemente serena per festeggiare il suo 23 esimo compleanno in compagnia degli amici e niente faceva presagire un esito tanto drammatico. Dopo la cena, è tornata nella sua casa di Cambursbarron, in Gran Bretagna e si è tolta la vita. Non sono stati giustamente resi noti i particolari. A trovare il cadavere sono stati il fratello Willi di 20 anni e lo zio Donnie, di 40 anni, che hanno dato l'allarme. Sua nonna, Isabel Morrison, ha raccontato al quotidiano The Sun che aveva parlato con la nipote la sera prima del suo compleanno e l'aveva vista entusiasta di incontrare gli amici per il compleanno. Ma al tempo stesso le aveva rivelato di aver fissato un appuntamento con uno specialista per uno stato depressivo, dopo eventi recenti.

In realtà era già in cura da un terapeuta. Ma la nonna, come anche altri familiari, ignorava la reale gravità della condizione psichica di Leanne, né era a conoscenza di episodi di bullismo on line di cui era stata vittima.

Persecuzione via social

Cosa è accaduto che ha sconvolto Leianne e deviato completamente il corso della sua vita?

Qualcuno si è divertito a perseguitarla on line, addirittura fino a creare un falso profilo social sull'app "Tinder" manipolando immagini e informazioni, creando un'identità distorta con cui contattare a suo nome ragazzi con finalità ingiuriose e diffamatorie. Di questo era stata informata la polizia che indaga su una persona in particolare.

Leanne aveva già sofferto di depressione per la rottura con il padre di suo figlio Mason di 4 anni, ma poi era riuscita a creare un rapporto amichevole e il papà era stato da poco in vacanza con il bambino. Gli episodi sul web avevano minato la sua fragile identità costretta tra depressione e vergogna.

Famiglia sotto choc

La famiglia è giunta a conoscenza degli attacchi di cyberbullismo solo dopo la morte di Leanne, e ora parenti e amici sono sotto choc. Soprattutto perché proprio sui social che l'hanno portata al suicidio, mentre in tanti lasciavano tributi riconoscenti, alcuni hanno continuato a postare commenti vili e infamanti. Sua sorella ha inviato un messaggio spezzacuore su Facebook in cui ha promesso di prendersi cura di Mason.

Ad aprile quando erano sorti i primi problemi di depressione, la ragazza aveva scritto su Facebook: "Non una sola persona mi farà più male". Così non è stato purtroppo: messaggi volgari che si sono protratti per mesi spingendola nel baratro.

Tiziana Cantone, 1 anno dopo: onnipotenza del Web

La vicenda di Tiziana Cantone, la 31 enne di Casalnuovo, è completamente diversa, ma rimanda a uno stesso tragico scenario di fondo: quello della pericolosità del Web e della sua onnipotenza. Tiziana Cantone, si è tolta la vita un anno fa per la vergogna di vedere immagini concernenti la sua intimità sessuale finite sui siti porno, tra denigrazioni e battaglie giudiziarie per tentare di cancellarle dalla Rete. A un anno dalla sua morte, i video sono ancora tutti là su un sito porno americano.