Molly Watt è una giovane 22enne proveniente dall'Inghilterra e ha la sindrome di Usher, una malattia genetica piuttosto rara che l'ha condotta alla sordità poco dopo essere venuta al mondo e che gradualmente le sta togliendo anche la vista. Nel corso dell'ultima edizione dell'IFA, storica fiera della tecnologia che si tiene annualmente in Germania, la ragazza ha potuto parlare di quanto i dispositivi elettronici siano riusciti a cambiare la vita di tante persone con disabilità, specie di coloro che hanno problemi di udito.

Un prezioso alleato

Molly, rispondendo alle domande del quotidiano piemontese La Stampa, ha evidenziato come generalmente si tenda a considerare solo l'aspetto più comune del progresso tecnologico, ossia il fatto che renda più semplice effettuare delle operazioni che comunque potevano già essere svolte anche in precedenza.

Molto più significativo, però, è il fatto che determinati dispositivi, ad oggi, consentano un'esistenza quasi autonoma a coloro che, fino a poco tempo fa, potevano solo sognarla. La giovane britannica, ad esempio, dopo aver utilizzato a lungo un apparecchio acustico grande e molto scomodo, ha trovato un prezioso alleato: il suo nome è ReSound LiNX 3D Smart Hearing. Si tratta di un dispositivo decisamente avanzato, che abbassando i rumori di fondo permette a chi ha difficoltà di udito di interagire con gli altri anche in luoghi affollati.

Come funziona il dispositivo

Il dispositivo si connette allo smartphone tramite bluetooth e consente a chi lo utilizza la regolazione del volume e della ricezione a seconda delle condizioni in cui si trova.

Molly non nega di essere soddisfatta, perché per la prima volta nella vita è stata in grado di percepire i suoni in maniera tridimensionale e di riuscire a capire la loro provenienza, informazione che per lei è oltremodo necessaria. Altro aspetto importante è il fatto che lo strumento possa essere riparato, o anche semplicemente aggiornato, a distanza da uno specialista.

La ragazza, infatti, ha raccontato che di recente ha erroneamente avvicinato eccessivamente il phon all'orecchio e che l'apparecchio, dopo aver fatto un rumore molto fastidioso, si è spento. Chiaramente la 22enne si è molto spaventata, ma attivando la procedura per contattare il tecnico di riferimento, il suo problema è stato risolto in meno di un'ora.

A questo punto, la speranza è che sempre più aziende lavorino nella stessa direzione, al fine di ridurre i pericoli per le persone con disabilità e di supportare la loro sacrosanta ricerca di indipendenza.