Le Nazioni Unite hanno espresso un voto unanime, comprese anche Russia e Cina. La Corea del Nord va fermata in qualche modo e l'intera comunità internazionale ha deciso in maniera compatta l'inasprimento delle sanzioni nei confronti del regime guidato da Kim Jong-un. La risoluzione che era stata proposta dagli Stati Uniti prevede il bando alle esportazioni tessili dal piccolo Stato comunista ed il divieto di importazioni di petrolio e combustibili, a parte una quantità necessaria senza la quale sarebbe a rischio il sostentamento stesso della popolazione.
In quest'ultimo caso sarà consentità la vendita al governo di Pyongyang, la fornitura o il trasferimento di tutti i prodotti petroliferi fino a 500 mila barili per i prossimi tre mesi e fino a due milioni di barili all'anno a partire dal prossimo mese di gennaio. La condizione sul quale le Nazioni Unite vigileranno è legata all'utilizzo di tali prodotti che non dovranno generare profitti per lo sviluppo del programma bellico nordcoreano.
Giro di vite per i visti lavorativi
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso inoltre il divieto, da parte di tutti gli Stati membri, di trasferire merci ed oggetti da e per la Corea del Nord e di fornire visti lavorativi a cittadini nordcoreani, salvo casi eccezionali.
Per quanto riguarda il dittatore Kim Jong-un nella sua persona, grazie all'intervento di Russia e Cina che hanno posto il veto sulla questione, non c'è stato l'inserimento in alcuna 'black list' che avrebbe imposto il divieto di viaggio ed il blocco di asset finanziari. Nel complesso quella votata l'11 settembre è la nona sanzione economica all'indirizzo del governo di Pyongyang negli ultimi undici anni, da quando la Corea del Nord ha iniziato a sviluppare il suo programma nucleare con esperimenti sempre più potenti e pericolosi.
Gli USA lodano la collaborazione con la Cina
Soddisfazione viene espressa dall'ambasciatrice statunitense all'ONU, Nikki Haley, dopo il voto. "Il mondo deve fermare la marcia nordcoreana verso il nucleare. Ora la scelta sta a Pyongyang, se decidono di cambiare percorso allora il mondo vivrà il pace con la Corea del Nord". La rappresentante diplomatica di Washington ha lodato la 'collaborazione costruttiva tra Stati Uniti e Cina'.
"Il risultato raggiunto - ha sottolineato Nikki Haley - non sarebbe stato possibile senza la relazione avviata tra il presidente Donald Trump ed il leader cinese Xi Jinping". Soddisfatti anche i governi di Corea del Sud e Giappone. "Questa risoluzione testimonia l'impegno della comunità internazionale a non tollerare la politica aggressiva di Pyongyang", si legge in una nota diffusa dal governo sudcoreano. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha definito le sazioni "rigorose in maniera significativa, lo scopo della Comunità internazionale è quella di spingere il regime di Pyongyang ad un nuovo atteggiamento".
Pechino: "Sanzioni ncessarie"
Stavolta la Cina non ha battuto ciglio e, sebbene l'ambasciatore di Pechino all'ONU, Liu Jieyi, abbia sottolineato ancora una volta che la soluzione alla crisi coreana deve essere affidata alla diplomazia, ha comunque votato le nuove misure restrittive.
"Abbiamo sostenuto il Consiglio di sicurezza dell'ONU nell'adozione di sanzioni necessarie, dopo l'ultimo test nucleare effettuato dalla Corea del Nord lo scorso 3 settembre", ha detto il portavoce del ministero degli esteri, Geng Shuang. La Cina ha comunque ribadito, oltre alla necessità che la risoluzione sia correttamente applicata, anche la contrarietà al sistema antimissili THAAD in Corea del Sud.
Perù: espulso diplomatico di Pyongyang
Intanto una prima misura contro il personale diplomatico nordocoreano arriva anche dal Sudamerica. Il governo peruviano ha infatti deciso di espellere da Lima l'ambasciatore della Corea del Nord, Kim Hak-chol. Il provvedimento è stato adottato in seguito alle "ripetute violazioni da parte del governo della Corea del Nord delle risoluzioni ONU". Il rappresentante diplomatico ha cinque giorni di tempo per lasciare il Perù.