Il missile non è arrivato, almeno per il momento. Nessun nuovo test, ma tanta propaganda per celebrare i 21 lanci missilistici effuati nei precedenti 14 test dal settembre 2016 ad oggi. L'ultimo successo è, inoltre, il sesto esperimento nucleare della storia della Corea del Nord in cui è stata fatta detonare una potentissima bomba H che, secondo fonti giapponesi, avrebbe avuto una capacità distruttiva almeno dieci volte superiore a quella di Hiroshima del 1945. Per il momento potrebbe bastare, Kim Jong-un si è goduto la celebrazione per il 69° anno di fondazione della Repubblica Popolare di Corea e lo ha fatto alla 'Casa del popolo' in cui sono stati trattati con tutti gli onori i due scienziati che hanno contribuito al citato test atomico.

Nell'elogiare i due anziani scienziati (entrambi hanno circa 70 anni, ndr), Kim ha sottolinato innanzi alla sua ben ammaestrata platea che "la Corea del Nord si appresta a mostrare al mondo un nuovo sole" ed ha inoltre esortato i suoi preziosi collaboratori ad "ampliare la ricerca per migliorare la capacità nucleare del Paese".

'Aiuti nucleari': i sospetti del Telegraph

Che il programma missilistico e nucleare nordocoreano sia notevolmente progredito negli ultimi dodici mesi è fuori di ogni dubbio. Cio avrebbe avvalorato la tesi che Pyongyang non sia sola nel suo sforzo, ma abbia avuto il supporto di un Paese straniero già avvezzo da tempo nelle sperimentazioni atomiche. I sospetti sono stati alimentati da una recente dichiarazione di Boris Johnson, ministro degli esteri del Regno Unito, che ha reso noto lo svolgimento di una serie di indagini in merito.

I dettagli, ovviamente, non sono stati svelati così come non sono stati fatti nomi di possibili 'alleati', almeno sulla carta, della Corea del Nord nel suo sviluppo tecnologico indirizzato allo sforzo bellico. Chi ha proseguito idealmente il discorso di Johnson è stato il Telegraph, secondo cui in un'ipotetica lista di 'sospetti' ci potrebbero essere Russia ed Iran.

Una tesi invero 'coraggiosa' da parte del noto media britannico, ma attualmente non supportata da alcuna prova. Nell'articolo infatti non sono stati indicati i motivi di questa supposizione.

Il voto sulle sanzioni

Intanto gli Stati Uniti premono per nuove contromisure, traducibili in un ulteriore inasprimento delle sanzioni economiche nei confronti del regime nordcoreano.

La proposta in tal senso era stato annunciato nel corso dell'ultima riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU dall'ambasciatrice Nikki Haley ed ha trovato pieno consenso da parte di tutti gli altri Stati membri, con l'eccezione di Russia e Cina che considerano le nuove sanzioni 'inutili'. Successivamente alle dure dichiarazioni della Haley, l'ambasciatore cinese Liu Jieyi aveva risposto secco che "non esiste una soluzione militare alla crisi in Corea, perché la Cina non la permetterà". Amaro il commento del presidente russo, Vladimir Putin, quando Nikki Haley ha chiesto supporto di tutti su questa linea dura. "Gli Stati Uniti hanno imposto a noi delle sanzioni, insieme ad Iran e Corea del Nord, ed ora ci chiedono aiuto? Ridicolo".

Possibile, pertanto, che ci siano scintille tra le superpotenze in sede di voto per i nuovi provvedimenti, la cui seduta allle Nazioni Unite è fissata per l'11 settembre.

Pyongyang avvisa Trump

Dal regime di Kim Jong-un, però, non c'è alcuna intenzione di cedere un passo. "Gli Stati Uniti dicono che noi vogliamo la guerra ed ignoriamo la volontà della comunità internazionale - ha sottolineato il vice ministro degli esteri della Corea del Nord, Choe Hui-chol - ma sono osservazioni irresponsabili. Noi non faremo nessun passo indietro, al contrario proseguiremo a rafforzare il nostro programma nucleare per difendere il nostro popolo dalla minaccia di una guerra nucleare americana. Washington - ha aggiunto - non deve mai dimenticare che la Repubblica Popolare Democratica di Corea è una potenza nucleare a tutti gli effetti. Pertanto, continueremo a sorvegliare ogni loro mossa".