Un flagello, un nemico subdolo e silenzioso, sta uccidendo ragazzi delle baraccopoli e delle periferie delle città del Sud America. O, se non li uccide, li riduce a zombie, morti viventi senza più futuro. Si chiama "Paco", acronimo di "pasta base di cocaina", anche conosciuta con le espressioni eloquenti di "droga dello sterminio" per i gravissimi ed irreversibili effetti che provoca, o "droga dei poveri", perché fatta con lo scarto della cocaina mescolato con sostanze altamente tossiche quali colla, cherosene, veleno per topi, polvere di vetro.

Costa solo due euro a dose e dà immediata assuefazione. Da Buenos Aires, dove è stata studiata e piazzata sul mercato per indigenti consumatori di droghe, all'indomani della terribile crisi economica argentina del 2001, si è diffusa in tutta l'America Latina diventando la peste del terzo millennio. Dai quartieri poveri ha fatto un "salto" conquistando anche quelli ricchi. Ma, come sempre accade, a parità di danni, chi è benestante ha maggiori possibilità di disintossicarsi e sopravvivere.

'Droga dello sterminio', la più pericolosa

A detta degli esperti, è la droga più pericolosa che esista, più di cocaina, di eroina e crack, proprio perché è un mix di scarti di cocaina e solventi industriali.

Si "cucina" e di solito si assume tramite pipa. I suoi consumatori hanno dai 12 anni in su, ma ha mietuto vittime anche tra bambini anche di sei anni. Una dose costa appena due euro, ma a causa dei livelli di assuefazione, chi la consuma può aver bisogno anche di 100 dosi al giorno, spendendo anche cento euro al dì. Mentre dalla sua introduzione sul mercato delle droghe, l'Argentina si è risollevata dalla crisi economica, il paco si è difuso a oltranza: le organizzazioni dei narcos lo vendono anche in Uruguay, Cile, Colombia e Brasile.

Gli effetti del paco

Se gli effetti che durano qualche secondo sono cinquanta volte più potenti a quello di un "tiro" di coca, gli effetti collaterali a lungo termine sono devastanti e irreversibili: dagli attacchi di paranoia, alla condizione di morto vivente che costringe a vagare per le strade in uno stato di stentata sopravvivenza.

A livello cerebrale, questa droga scatena eccitazione psicomotoria, confusione, convulsioni, paranoia e delirio. A livello fisico, ipertensione, aritmia, vomito e nausea, ma può provocare anche ictus o infarto. Produce un dimagrimento estremo: dai 15 ai 20 chili di peso, solo nei primi tre mesi di assunzione, ed entro i primi sei mesi le lesioni fisiche prodotte diventano irreversibili. Secondo uno studio del governo di Buenos Aires, in molti casi, dopo il primo anno di assunzione continuativa dello scarto ipertossico, sopraggiunge la morte cerebrale. Per non parlare delle conseguenze psicologiche: uno stato di "letargo", spersonalizzazione, demotivazione esistenziale associata a forme di paranoia.

Difficile dire cosa resti di un essere umano, in questo terribile svuotamento di facoltà e sottrazione di vita.

Un fotografo italiano tra le baraccopoli

Il fotoreporter romano Valerio Bispuri ha visto come il paco sia preparato nelle "cucine" come sono chiamate in gergo, luogi nascosti, scantinati, dove viene lavorato. Infatti è stato portato bendato in un luogo che gli è stato tenuto nascosto e ha potuto osservare i "cuochi" al lavoro. Perché se la coca di qualità superiore si esporta nei paesi europei compresa l'Italia e nord americani, e quella di media qualità va al mercato locale, gli scarti diventano paco. Bispuri ha realizzato un libro fotografico "Paco. A drug story" (Contrasto) di imminente pubblicazione: oltre ad essere un reportage sulla terribile droga, è il racconto drammatico e puntuale delle nuove povertà sudamericane.