Un nuovo DDL, cioè un disegno di legge è incardinato in Commissione Giustizia della Camera ed affronta un particolare argomento a cuore di milioni di italiani. Si parla di assegno divorzile o assegno di mantenimento come comunemente viene chiamato. Si tratta dell’assegno che il coniuge forte redditualmente, cioè quello che portava reddito alla famiglia una volta unita, deve erogare al coniuge dopo ordinanza di un giudice in sede di separazione e divorzio. Una materia spinosa che ha da sempre generato polemiche, interpretazioni particolari da parte dei giudici e malumori tra i soggetti interessati dall’istituto.

Ecco cosa potrebbe cambiare per via di questa proposta legislativa con prima firmataria la parlamentare Donatella Ferranti.

Dal tenore di vita alla povertà

L’assegno di mantenimento negli ultimi tempi ha subito un netto cambio di rotta dal punto di vista tecnico. Tutto ciò non dovuto ad una nuova legge o a nuove norme, ma ad una sentenza della Corte di Cassazione che negli ultimi tempi viene richiamata spesso in sede di cause di divorzio dinnanzi ai tribunali. La Cassazione ha spostato l’orientamento con il quale si stabiliva come, quando e quanto erogare di assegno di mantenimento. I critici verso la novità interpretativa offerta da questa sentenza parlano di passaggio netto da un eccesso all’altro, cioè dall’assegno divorzile concesso sempre e comunque a tutti ad un assegno che viene erogato solo a soggetti che economicamente sono prossimi alla povertà assoluta.

La prassi prima della sentenza era il concedere l’assegno in maniera tale che il coniuge più debole, riuscisse a tenere lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio. Una visione larga che rendeva facile la concessione dell’assegno divorzile nella stragrande maggioranza dei casi di matrimonio finito. Nella sentenza invece, il tenore di vita precedente passa in secondo piano, diventando fattore prioritario rendere dignitosa redditualmente la vita del coniuge debole ed evidentemente non autonomo dal punto di vista finanziario.

Cosa prevede il DDL

Il disegno di Legge mira a correggere quelle che la Ferranti in una recente intervista, chiama storture del nuovo orientamento post-sentenza. Una proposta che mira a far entrare in scena, quando si decide se dare o meno l’assegno ad un coniuge, la durata del matrimonio, l’apporto dato alla famiglia in termini di assistenza domestica, ai figli e così via.

Resterebbero da tenere in considerazione anche le condizioni reddituali pre e post divorzio di entrambi i coniugi, i loro redditi personali nonché l’apporto dato da entrambi alla costituzione del patrimonio di famiglia. In definitiva, nuovi parametri entrerebbero in gioco per far si per esempio, che ad una donna che ha dovuto sacrificare lavoro e carriera per i figli e la famiglia, venga riconosciuto il giusto merito. Nel DDL inoltre viene previsto anche l’assegno a scadenza, o meglio a tempo. In pratica, l’assegno verrebbe erogato in casi particolari, dove le difficoltà di uno dei due coniugi fossero dipese da situazioni momentanee. Il tutto copiando sistemi francese e spagnolo che appunto adottano questa forma di assegno di mantenimento a scadenza.