MILANO – Sono forse a un punto di svolta le ricerche di Alberto Hugo Begatti, figlio adottivo di Guido Begatti, il pensionato rinvenuto cadavere ieri mattina nella sua abitazione in corso XXII marzo a Milano: la vettura del figlio, una Fiat Tipo, è stata ritrovata a Rivolta D’Adda, in provincia di Cremona, proprio sulle rive del fiume. Gli inquirenti hanno il forte sospetto che Alberto Begatti, una volta abbandonata l’auto, si sia suicidato buttandosi nel corso d’acqua. Lo stesso figlio, tramite una lettera anonima indirizzata al veterinario che cura il cane della famiglia, aveva fatto in modo che la polizia ritrovasse il cadavere del padre.

Le indagini sono a una svolta

Nella mattina di ieri, infatti, il veterinario si era recato presso il domicilio della famiglia Begatti dopo che la lettera lo aveva invitato a prendersi cura del cane: dopo aver suonato ripetutamente al citofono senza ricevere risposta, preoccupato per le circostanze della situazione il veterinario ha chiamato la polizia che, una volta giunta sul posto, ha trovato una lettera e le chiavi di casa in una busa posta sotto lo zerbino della porta d’ingresso nell’appartamento. Dopo essere entrati, gli agenti si sono trovati di fronte a una scena surreale: la porta della camera da letto di Guido Begatti era sigillata con silicone e sulla porta era appesa una epigrafe con due date, “5 ottobre 1948 – 11 novembre 2017”.

Il cadavere del pensionato era all’interno della camera, sul letto, avvolto nelle coperte. Nessun dubbio sulle cause della morte: intorno al collo aveva ancora una cintura, utilizzata per strangolarlo.

I sospetti di sono subito concentrati sul figlio Alberto Hugo

I sospetti di sono subito concentrati sul figlio Alberto Hugo, 31 anni, di origini peruviane e adottato in giovane età da Guido Begatti e dalla moglie, scomparsa pochi anni fa.

Alberto era risultato però irrintracciabile e la scoperta della sua autovettura non fa che aumentare i sospetti circa le sue responsabilità nella morte del padre, oltre che sul suo suicidio. Il giovane aveva già tentato di togliersi la vita diversi anni fa.

Secondo quanto ricostruito sino a ora prima dalla squadra prevenzione e poi da squadra mobile e sezione omicidi della polizia di Milano, Alberto Hugo Begatti, dopo aver ucciso il padre, ne ha composto il corpo sul letto e ha quindi sigillato la stanza con silicone.

Se la data indicata sull’epigrafe corrispondesse a quella effettiva della morte, il figlio avrebbe vegliato il cadavere del padre per almeno 17 giorni, sino a domenica 26, l’ultima volta in cui è stato visto nel condominio. Poi il ritrovamento del corpo di Guido Begatti e l’inizio delle ricerche di Alberto Hugo, il cui esito sembra avere ormai una sola possibile fine.