È trapelata oggi ufficialmente la notizia di quanto successo a Roma lo scorso 4 novembre. Una ragazza di soli 14 anni sviene a scuola subito dopo l'entrata verso le 8.30 del mattino: perde bava dalla bocca, presenta dolori fortissimi alla testa, ha vomitato e i conati continuano. un quadro che ad un profano sembra decisamente preoccupante e strano per un semplice svenimento da stanchezza. Ma i medici minimizzano: ad una visita iniziale al Pronto Soccorso non vengono evidenziati sintomi considerati a rischio tale da richiedere altri esami. Alla madre subito accorsa, i medici dicono parole rassicuranti e individuano le cause nello stress e forse nel ciclo mestruale.

La tengono sotto osservazione con una flebo di acqua e zucchero, ma la ragazza pare non riprendersi come dovrebbe e soprattutto come farebbero pensare le parole dei dottori. Così, verso 11 dello stesso mattino, la madre sollecita interventi più concreti, insiste ed insiste ancora, finchè viene decisa una TAC che, implacabile, evidenzia la vera causa dei -malesseri da stress- : un aneurisma!

Di nuovo un ritardo all'intervento chirurgico ormai improrogabile: per motivi che devono essere accertati, la ragazza viene caricata su un'ambulanza e nel mezzogiorno romano viene portata -con urgenza - ad un altro ospedale della città, per la precisione il Bambin Gesù dove arriva alle 13 dopo un viaggio di un'ora.

Altro particolare su cui indagare perché non viene richiesto l'intervento di un elisoccorso, vista la gravità e soprattutto l'ora particolare di traffico intenso.

Comunque, finalmente la ragazza viene operata per risolvere l'aneurisma e in particolare il ristagno di sangue emorragico: l'operazione, come si suol dire, va bene, ma la paziente muore dopo poche ore tra lo strazio, l'incredulità e la rabbia contenuta della madre.

Naturalmente la famiglia chiede l'autopsia e gli accertamenti del caso, anche se nulla può restituire una ragazza che fino a due giorni prima, sembrava il fior della salute.

A scuola

Le lezioni erano appena iniziate in una IV Ginnasio del Liceo Orazio di Roma, quando una ragazza, Lucia, esclama "Mi scoppia la testa!", poi si accascia svenuta mentre dalla bocca le esce un rivolo di bava.

Sconcerto, paura dei compagni che insieme all'insegnante intervengono immediatamente per aiutarla e chiamare un'ambulanza, che alle 9 arriva all'Ospedale Pertini. Comincia il controllo sul codice definito giallo, quindi non urgentissimo. Sembra che dopo la visita, la tendenza sia quella di minimizzare e di archiviare sotto la parola stress i sintomi dei fortissimi crampi alla testa, vomito e conati continui: stress da scuola, stress da compito in classe, stress da interrogazione. "Stia tranquilla!", ma la madre tranquilla non è a quelle parole perché le confronta con l'aspetto della figlia e non capisce, come non capirebbe nessuno di noi, il perché dell'assenza di esami precisi. Insomma, non si tratta di un vecchietto di 80 anni che sviene in posta per lo stress della coda, ma di una ragazza in piena apparente forma fisica che non ha mai dato segni che facciano pensare a stress del genere.

Ora, la parola spetta alle indagini, non solo quelle della Polizia ma anche quelle della TaskForce mandata direttamente al Pertini dal Ministro della Salute Lorenzin.

Aneurisma, il mostro

L'aneurisma è la dilatazione della parete vascolare fino a rottura, ma se siamo abituati a sentirne a parlare per gli anziani, siamo sempre colti da sconcerto e paura quando la cosa colpisce i giovani. In tal caso non si può certo dire che la causa sia l'aterosclerosi, ma una causa genetica cioè una malformazione vascolare presente alla nascita e che si chiama aneurisma cerebrale. In tal caso l'arteria cerebrale si dilata fino ad assottigliare la parete che può (ma non è detto) rompersi provocando un'emorragia cerebrale, ma le probabilità che si rompa sono una su due.

Dato che l'aneurisma può essere rilevato solo tramite Tac, è difficile da diagnosticare, anche perché di solito (fino al caso eclatante) mancano sintomi, solo a volte i segni possono essere forti mal di testa.

Malasanità?

Al di là delle difficoltà della diagnosi, appare chiaro che in questo caso la famiglia desidera gli accertamenti perché si teme un caso di Malasanità, cioè superficialità nel modo di affrontare il caso e ritardo negli esami necessari. Non è la prima volta che un paziente arriva al Pronto Soccorso con certi sintomi, viene controllato e lasciato uscire perché pare non ci sia nulla di grave e alla fine nel giro di poco muore.

Col termine -Malasanità-, purtroppo molto di moda di questi tempi, si intendono tutti quei fatti che rendono evidenti le disfunzioni, le incapacità, le incompetenze del sistema sanitario.

Definire con precisione quanti siano i casi nell'anno non è semplice, anche perché molti dei parenti delle vittime, distrutti dal dolore, finiscono col lasciar perdere le denunce.

Ma, secondo uno studio UE, nel corso del 2013, sono morte 1,7 milioni di persone sotto i 75 anni: il 33,7% di esse (per la precisione 577.500) si sarebbero potute salvare con interventi sanitari migliori. I livelli più alti di malasanità sono in Romania (49,4%) e in Lettonia (48,5%), ma l'Italia che si ritiene decisamente superiore in quanto a sviluppo, la quota è del 33%, una cifra decisamente alta.

Gli Stati europei ai più alti livelli della classifica, quelli detti "virtuosi", sono i -soliti noti- cioè la Francia (23,8%), Danimarca (27,1), Belgio (27,5%), Olanda (29,1%).

La domanda che sorge spontanea di fronte a queste statistiche è perché l'Italia non si collochi mai ai primi posti, sia che si parli di sanità sia che si parli di scolarizzazione e risultati scolastici? Lo siamo solo là dove non vorremmo e non dovremmo esserci, cioè nelle statistiche sulla corruzione e sull'analfabetismo di ritorno.