I rohingya sono una minoranza etnica di religione mussulmana che da tempo immemorabile vive in Myanmar. Sono più di un milione e sono presenti, per la maggior parte, nello stato costiero di Rakhine.Secondo i rapporti ufficiali dell'Onu, questa popolazione è una delle minoranze più perseguitate nel mondo.In tutti questi anni, sono stati costretti a vivere in ghetti o a fuggire in campi profughi in Bangladesh dalle autorità dell'ex Birmania.
Nazionalismo birmano e buddismo theravada
Sono un mix di nazionalismo birmano e buddismo theravada le cause che hanno spinto prima la giunta militare e poi, il governo civile a discriminare le minoranze come i Rohingya.Oltre alle continue violenze e repressioni che subiscono da parte delle forze di sicurezza birmane, ai Rohingya non è permesso accedere alle stesse risorse e servizi che la maggiornza dei cittadini buddisti hanno.
Inoltre, non è concesso loro di lasciare la regione del paese nella quale vivono senza l'approvazione del governo centrale.Molti di loro sono ridotti alla fame e non possono neanche possedere terreni.
La pulizia etnica e il nuovo rapporto di Save the Children
L'Onu e Save the Children accusano apertamente il governo birmano di pulizia etnica attraverso politiche repressive. A pochi giorni da un importante incontro che si svolgerà nella capitale Napyidaw del Myanmar tra i ministri degli esteri di Europa ,Asia, Australia e Nuova Zelanda con le autorità governative birmane per cercare una soluzione sulla crisi che coinvolge la comunità Rohingya, è stato divulgato dall'organizzazione internazionale di Save the Children un nuovo rapporto sugli orrori inimmaginabili che hanno subito le donne e i bambini di questa minoranza islamica.Si tratta, per lo più, di testimonianze di donne e bambini, raccolte dal personale di Save the Children, che raccontano delle sistematiche violenze,degli stupri e degli sgomberi forzati di cui sono state vittime i seicentomila Rohingya.
Una giovane dodicenne ha rivelato che alcuni soldati l'hanno dapprima colpita in faccia con un fucile ed in seguito colpita al petto con calci spezzandole, infine, le braccia e le gambe.Tre sono stati i militari che hanno abusato di lei per giorni. Hosa (nome di fantasia) di dodici anni, invece, dopo essere fuggita dal suo villaggio nel momento in cui le forze speciali governative avevano cominciato ad uccidere gli abitanti con il machete, si è fermata in un piccolo centro abbandonato per cercare acqua e cibo e qui, avvicinandosi ad una cisterna,ha visto cinquanta corpi che vi galleggiavano in avanzato stato di decomposizione."Un'immagine che non potrò mai più dimenticare", ha riferito allo staff di Save the Children.
Una donna di ventiquattro anni è stata testimone di una scena cruenta: ha visto con i suoi occhi un soldato cospargere di benzina una donna incinta di molti mesi e darle fuoco,mentre un altro commilitone strappava dalle braccia di una madre un bambino scaraventandolo nelle fiamme che stavano divorando il corpo della gestante.
"Vogliamo che queste violenze cessino immediatamente e che i responsabili di questi orrori vengano assicurati alla giustizia ", ha affermato Helle Thorming Schmidt Direttore Generale di Save the Children ai media internazionali.