Giunge oggi la notizia che un cinquantenne, impiegato amministrativo, sposato e con figli, condannato in passato per reati sessuali, è stato arrestato dai carabinieri di Milano che per mesi hanno visionato telecamere e tabulati telefonici per risalire all'identità del presunto molestatore. L'uomo è accusato di violenza e atti sessuali su bambini d'età compresa dai sette ai tredici anni. La modalità d'approccio era sempre la stessa, a quanto pare: l'impiegato individuava la vittima in modo casuale all'uscita di scuola, la seguiva fino a casa, per poi bloccarla nell'androne del palazzo dove la palpeggiava, toccandola anche violentemente, per poi fuggire temendo che qualcuno lo vedesse.

I carabinieri nel mese d'aprile hanno individuato il presunto pedofilo, ma tra maggio ed agosto questi si sarebbe reso protagonista di ulteriori aggressioni su minori. Le indagini sono ancora in corso, perché si sospetta che le tentate violenze siano circa una ventina. Al momento, il presunto responsabile si trova ai domiciliari.

Questi atti osceni nei confronti di minori stanno aumentando in modo esponenziale, anche a causa della facilità d'adescamento in rete, con lusinghe atte ad attirare i ragazzini a sé. Tra i casi attuali, ha fatto discutere la decisione di un giudice di Belluno che ha confermato l'arresto, ma al contempo ha disposto la misura dei domiciliari nei confronti di un venticinquenne accusato di avere violentato un ragazzino di quattordici anni.

L'indagato, seguito da tempo dai servizi sociali, soffre di un disagio psichiatrico e, alla luce di ciò, l'autorità giudiziaria ha deciso di concedergli gli arresti domiciliari. Sul telefonino del giovane sono stati rinvenuti più di una decina di contatti avvenuti tramite Facebook e WhatsApp con bambini di età compresa tra i dodici e i tredici anni che l'uomo incontrava ai giardinetti.

La polizia mette in guardia i genitori dall'adescamento in rete

Le forze di polizia ricordano che l'adescamento in rete è oggi il modo più semplice per circuire minori da parte dei pedofili, e i casi sono in costante aumento. Il malintenzionato, prima di agire, conquista la fiducia del bambino servendosi di social network, chat e blog.

Ricordiamo che, anche se l'incontro con il minore non avviene realmente, il reato si configura ugualmente, poiché è sufficiente il tentativo di conquistare la fiducia di un bambino per fini sessuali.

La denuncia è l'unica arma per tutelare i nostri bambini nel caso fossero vittime di adescamenti in rete certi o presunti. È necessario mettere i bimbi in guardia dai pericoli del web anticipatamente perché, secondo un'indagine, il 36% nasconde ai genitori ciò che fa su internet. Addirittura tre adolescenti su quattro adescati su Facebook non ne hanno parlato con la famiglia. Molto spesso è proprio nella cameretta di un ragazzino che si verifica il primo approccio dei pedofili, quindi è bene tenere sempre gli occhi aperti.