Si è conclusa con un’assoluzione dalle accuse di sevizie e violenza carnale, da parte del Tribunale di Bologna, il processo a Giacomo Oldrati, il “guru del corallo”. Relativamente ad una serie di episodi risalenti all’autunno del 2012, il 38enne milanese, da anni residente nel capoluogo emiliano, è stato infatti ritenuto “incapace di intendere e volere” all’epoca dei fatti, come hanno dimostrato anche tre perizie d’ufficio. Tuttavia il giovane sarà sottoposto ad un anno di libertà vigilata, in cui dovrà partecipare ad un programma di riabilitazione.

Una sentenza che ha soddisfatto i legali dell’imputato, mentre ha trovato la ferma opposizione degli avvocati di due delle quattro vittime del “santone fai da te”, che si erano costituite come parte civile.

Il “santone fai da te”

Al centro delle vicende c’è la complessa figura di Giacomo Oldrati, cultore di filosofie orientali e “teorie energetiche”, in un delirio new age a cui si sommavano la passione per i tatuaggi, il collezionismo per le spade e per gli acquari in cui allevava pesci tropicali e particolari coralli, come la palythoa, una specie particolarmente tossica. E proprio sbriciolando alcuni di questi coralli e mischiandoli all’acqua l’uomo aveva ricavato delle potenti sostanze stupefacenti con cui era riuscito a rendere inermi, seviziare e violentare le sue due principali vittime, la sua ex ragazza ed un’amica della giovane, con cui avrebbe intrecciato una relazione subito dopo essersi lasciato con la fidanzata.

Nel corso del dibattimento entrambe le donne hanno raccontato di essere rimaste “stordite e confuse” dopo aver bevuto qualcosa.

Una lunga serie di folli abusi

Oldrati era accusato di sequestro di persona, tentato omicidio, violenza privata, lesioni personali e violenza carnale. Durante il processo è emerso come il giovane era solito gridare alle sue vittime frasi sconnesse come: "Sono un dio in cerca di angeli; sarete mie schiave, ma prima dovrete pentirvi".

Numerose anche le minacce di morte: più volte si era riproposto di uccidere una delle due donne, per poi farla resuscitare. L'uomo è ben presto passato ai fatti, arrivando a compiere diversi tentativi di strangolamento e delle sevizie con un coltello, fino a recidere un neo dal collo della nuova compagna, perché “custodiva tutto il male presente nella sua famiglia”.

Una lunga serie di follie ed abusi al termine dei quali le due ragazze, insieme ad altre due coinquiline che erano state a loro volta malmenate dall’energumeno, quando avevano cercato di difendere le amiche, hanno finalmente deciso di andare dalla polizia e denunciare tutto. Ora però il loro aguzzino potrebbe tornare completamente libero tra un anno: “Per noi l’imputato era in grado di intendere e di volere – si è lamentata Maria Milli Virgilio, una delle legali delle vittime – sono state riconosciute tutte le violenze subite dalla mia assistita e l'utilizzo della sostanza ricavata dal corallo”, utile a rendere docili e ubbidienti le giovani.