La procura di Milano sta ora indagando su quanto successo ieri mattina, alle 6:57 del 25 Gennaio, al treno numero 10452 deragliato alla periferia est di Milano. L'incidente ha fatto accartocciare uno dei vagoni colmo di passeggeri, causando la morte per tre di loro e ferendone gravemente molti altri. I magistrati tenteranno di ricostruire l'accaduto cercando di capire cosa non ha funzionato e se ci sia stata incuria nella manutenzione dei binari.

L'esperienza del sopravvissuto

L'ipotesi più accreditata finora è che un tratto breve della ferrovia abbia ceduto, facendo così fuoriuscire le ruote del treno dai binari all'altezza del terzo vagone.

Il treno 10452 è partito da Cremona alla volta di Milano Porta Garibaldi, al suo interno erano presenti 350 passeggeri. Tra loro c'era Enrico Gelfi uno dei sopravvissuti all'incidente che ha raccontato la sua esperienza, piena di vergogna. "Rivivo istante dopo istante, tutto. Con la mente mi ritrovo all'ultimo vagone quando improvvisamente ho sentito come mitragliate di sassi venire contro il pavimento del treno, poi il fumo e scintille, e il deragliamento a circa 100Km/h", queste sono le parole di Gelfi, un uomo che subito dopo aver elaborato il trauma si è sentito di vergognarsi di appartenere a questa nazione. L'uomo si è sentito in colpa per non aver fatto quello che poteva, una volta riuscito ad uscire dal finestrino si è messo a correre, sentendo soltanto urla intorno a lui oltre al silenzio generale.

"Mi sono sentito in colpa, perché ho pensato a salvarmi subito invece di accertarmi che le altre persone stessero bene. Fortunatamente mi riprendo quasi subito, così torno indietro e aiuto delle donne a scendere dal finestrino rotto. Mi giro nei dintorni del treno per capire come potevo essere d'aiuto agli altri, ma fin da subito mi sento impotente.

Rispondo però ai cellulari delle persone bloccate tra le lamiere, dico bugie riguardo l'arrivo dei soccorsi, aiuto chi non riesce a camminare" dichiara il sopravvissuto all'incidente, senz'altro la gravità della situazione deve aver impressionato notevolmente l'uomo.

"Mi vergogno di essere italiano"

Una volta arrivati i soccorsi l'uomo e tutte le altre 349 persone sono state aiutate e portate al sicuro.

Una volta arrivato in stazione però l'uomo avverte come la sensazione di un pugno nello stomaco che lo fa piangere e sfogare, esternando tutto quello che poco prima era riuscito a ingoiare. "Sono nuovamente fuori dalla stazione, consolato, curato e rassicurato...realizzo però che a nulla serve essere straordinari rimediando ai problemi se poi si seguita sviando la volontà della prevenzione. E' qui che mi vergogno di più, da italiano".