"Dove sei magico battito? Vorrei sentirlo battere ancora una volta". Mario Bartoli, operaio in pensione di 61 anni, cerca il cuore di suo figlio. O meglio, cerca l'uomo che vive con il cuore [VIDEO] del suo ragazzo morto 20 anni fa. Aveva appena 17 anni Christian quando in un tragico giorno, il 19 gennaio del 1998, fu stroncato da un aneurisma. Con il Trapianto dei suoi organi furono salvate sette vite. Nell'anniversario della scomparsa, Mario nella sua città, Livorno, ha esposto quattro striscioni con la scritta "Dove sei magico battito?". La vicenda è subito rimbalzata su quotidiani, social e tv.
"Cerco il signore che ricevette il cuore di Christan, non per intrufolarmi nella sua vita, ma per raccontargli una storia d'amore lunga 20 anni ed abbracciarlo". Vorrebbe ripetere la scena di un singolare ricongiungimento accaduta negli Usa: una camicia che si sbottona, un orecchio che si accosta a un torace, un papà che sente il battito del cuore della figlia in un altro corpo. "A quel signore racconterei cosa è nato attraverso questa storia. Può diventare uno spot bellissimo affinché la gente doni gli organi".
Dalla morte alle vite nuove
Una sera Christian sta festeggiando il compleanno di un suo amico quando all'improvviso si è sentito male. Viene portato a casa, la corsa in ospedale, due giorni di angoscia finché il 17 gennaio del 1998 muore per un aneurisma.
I genitori decidono di donare gli organi che vengono espiantati e trapiantati a pazienti in diverse città. Il cuore all'ospedale Sant'Orsola di Bologna. Solo da poco Mario ha saputo che è stato donato a un uomo che all'epoca aveva 51 anni, oggi ne ha 71 e gode di buona salute. Da quel momento è iniziata la 'seconda vita' per Christian, i genitori e altre sette persone.
Da quella fine, tanti inizi. Mario finora non ha mai cercato il "magico battito" per discrezione, per non imporsi nella vita di persone che avevano già sofferto, per paura che si sentissero in debito. "Metti che era stato trapiantato a un bambino, non volevo ferirlo o turbarlo nella sua crescita", dice. Inoltre, il desiderio di ricongiungersi al cuore del figlio è nato quest'estate quando ha visto un video sulla storia di Bill Conner, un papà del Winsconsin che ha percorso 4mila chilometri in bicicletta per incontrare l'uomo che ha ricevuto il cuore di sua figlia Abbey, morta a 21 anni annegando in una piscina.
"A quell'uomo che ha il cuore di Christian vorrei dire che dentro ha una storia immensa, di amore, altruismo, lunga 20 anni. Vorrei raccontargli chi era mio figlio senza intromettermi nella sua vita. Sentire il cuore di mio figlio sarebbe immensamente bello", dice Mario che con la sua cagnetta Kyra da cui è inseparabile fa volontariato.
La legge del cuore e quella dei codici
Il suo appello Mario l'ha fatto e ripetuto a oltranza nei salotti televisivi. Ieri a "Pomeriggio Cinque", e stamattina nel corso del programma "Uno Mattina". Ma se da una parte c'è la legge del cuore, dall'altra c'è quella scritta nei codici. La legge italiana in materia di privacy e donazione di organi, impone di garantire l'anonimato e non consente agli operatori sanitari di rivelare l'identità di donatore e ricevente.
La regola giuridica che ora tanti vorrebbero cambiare, non tiene conto di singole situazioni. Considera i rischi della piena trasparenza: possibili situazioni di crisi affettive, delusioni nell'incontro con chi ha ricevuto l'organo, pericolo di dipendenze affettive e persino economiche. Ma se i parenti del donatore e del ricevente riescono a trovarsi, nulla vieta che possano incontrarsi. Mario spera possa accadere: "Mettere una mano sul petto di quell'uomo, sarebbe come parlare a Christian e raccontargli tutto l’amore che è nato dopo la sua scomparsa".