La bufera che si è abbattuta su Hollywood non accenna a placarsi: ormai ogni giorno nuove testimonianze puntano il dito contro diversi personaggi del mondo dello spettacolo, accusandoli di abusi. A poche ore dalla denuncia di Johnathon Schaech – l’attore che ha avrebbe subito molestie sessuali da parte di Franco Zeffirelli durante le riprese di Storia di una capinera nel 1993 – nuove rivelazioni scottanti gettano discredito su Steven Seagal, popolare interprete di tantissimi film di azione. I comportamenti violenti della star erano già venuti alla luce nelle settimane scorse, grazie ai racconti di diverse attrici, tra cui volti noti come Julianna Margulies, Jenny McCarthy, Portia de Rossi e Katherine Heigl, ma le ultime testimonianze rischiano di aggravare ulteriormente la posizione di Segal.
Un tranello per attirare le vittime
Infatti la rivista Rolling Stone ha rivelato che due donne avrebbero denunciato l’attore alla polizia di Los Angeles per molestie sessuali. In particolare in un caso si sarebbe trattato di una vera e propria violenza carnale. Colpisce che la modalità degli episodi raccontati nel corso del tempo sia sempre la stessa, circostanza che fa pensare ad un comportamento seriale da parte del noto protagonista di tante pellicole di successo. Infatti tutte le volte le vittime sarebbero state invitate da Seagal in luoghi dove avrebbero dovuto esserci altre persone: vere e proprie trappole per le ragazze, che si trovavano davanti solamente l’interprete o al massimo anche una guardia del corpo.
È accaduto anche a Fabiola Davis, aggredita nel 2002 durante quello che le era stato presentato come un provino privato.
La festa trasformata in un incubo
In particolare la donna, che si era recata nella stanza d’albergo dell’attore per l’audizione, ha raccontato che in quella camera era presente anche un bodyguard che le aveva impedito di scappare via nel momento in cui aveva capito quali fossero i reali propositi di Seagal.
Ma l’episodio che rischia di essere una pietra tombale sulla lunga carriera dell’attore è quello che ha per protagonista Regina Simons, che all’epoca dei fatti aveva 18 anni ed aveva lavorato come comparsa in Deadly Ground, uscito nelle sale nel 1994. L’attore aveva invitato la giovane ad un party “per festeggiare la conclusione delle riprese del film”.
Ma si trattava di un inganno: “Sono già andati tutti via” era stata la giustificazione di Seagal, quando si era fatto trovare da solo nel luogo della festa. “Mi ha portato in una stanza, ha chiuso la porta ed ha subito iniziato a mettermi le mani addosso – ha raccontato la vittima – si è spogliato velocemente e, prima ancora che potessi reagire, mi ha stuprato”. La Simmons ha descritto quel senso di paralisi comune a molti che subiscono gli abusi, “come se l’anima si fosse allontanata dal corpo”. Il vescovo della donna, mormone praticante, ed un’amica, con i quali si era confidata all’epoca dei fatti, hanno confermato l’accaduto. Ora finalmente quel segreto, custodito dolorosamente per anni, si è trasformato in una denuncia.