Ormai è crollata la diga: ogni giorno negli Stati Uniti vengono alla luce nuove dichiarazioni di vittime di abusi e molestie nel mondo dello show business. A mesi di distanza dalle prime testimonianze contro Harvey Weinstein, la bufera sembra non volersi placare, con rivelazioni quotidiane che coinvolgono nomi più o meno noti. In Italia il fenomeno è stato meno dirompente, ha avuto la sua centralità nella televisione, specialmente nell’ambito alcuni programmi come Le Iene, e soprattutto ha visto spesso le vittime salire sul banco degli imputati, come nel caso di Asia Argento, sommersa dalle critiche dopo i suoi racconti.
Eppure da oltreoceano giungono nuove accuse destinate a fare scalpore perché rivolte ad un decano del Cinema italiano come Franco Zeffirelli.
La storia di Johnathon Schaech
Il regista, ormai 94enne, è stato tirato in ballo in un articolo del settimanale People da Johnathon Schaech, interprete di numerosi film e serie tv, per un episodio di molestie sessuali risalente a circa 25 anni fa. Infatti nel 1993 l’attore fu chiamato da Zeffirelli a recitare in Storia di una capinera, tratto dal romanzo omonimo di Giovanni Verga. Nel lungo racconto Johnathon descrive i complimenti ed i consigli ricevuti all’epoca dal Maestro, allora settantenne, ed alcune esperienze indimenticabili, come le visite con alcuni membri della troupe ai tesori artistici di Roma normalmente chiusi al pubblico.
Ma si sofferma anche su alcuni particolari sgradevoli, come l’atteggiamento aggressivo e violento che l’autore italiano mostrava, anche nei confronti di altre attrici della pellicola, dopo aver bevuto; e soprattutto sulle continue avance del regista, gay dichiarato.
Il racconto della molestia
Infatti Schaech ricorda come Zeffirelli gli chiedesse insistentemente di stare con lui, arrivando a bussare di notte alla porta della sua camera d’albergo.
Ma il ragazzo si negava: “Non avevo con me un agente o qualcun altro con cui potermi confidare – ricorda l’attore – mentre Franco diventava sempre più aggressivo, ormai mi criticava per ogni cosa, non gli andava più bene nulla”. E poi il racconto della molestia, quella notte in cui il regista riuscì a procurarsi la chiave della stanza dell’hotel siciliano in cui dormiva il giovane: la sorpresa del ragazzo nel risvegliarsi improvvisamente con un uomo accanto, i suoi tentativi di sfuggire, le mani che lo toccavano “in punti dove non potevo mai immaginare che le avrebbe messe” e la volontà, per fortuna non andata a buon fine, di imporre un rapporto orale.
Il tutto subito passivamente da Johnathon, che in quei momenti si sentiva come se avesse “abbandonato il corpo”. Il carnefice però alla fine non ottenne quello che voleva, se ne andò e da quel momento lasciò in pace il giovane.
Il figlio di Zeffirelli contrattacca
Un episodio che ha tormentato la vittima in tutti questi anni, arrivando a spingerlo nel vortice di vizi come alcool, droghe e dipendenze sessuali. Una testimonianza scioccante, ma fermamente smentita dal figlio adottivo del regista, Pippo Corsi Zeffirelli, che parla di fumus persecutionis ed addirittura di vendetta di un attore in cerca di quella notorietà mai raggiunta col proprio lavoro. E forse anche una reazione ai duri metodi adottati dal regista, che arrivò a farlo doppiare a fine riprese, visto il problema di ostruzione alla gola che gli aveva impedito di parlare correttamente.
Inoltre Pippo ricorda come i suoi rapporti con Schaech siano rimasti vivi in questi anni, con messaggi occasionali su Whatsapp e perfino con una recente calorosa telefonata, in cui l’attore si è informato delle condizioni di salute del Maestro, senza rivelargli nulla di queste vicende.
Insomma, una dura risposta alle parole di Schaech, definite “un romanzo”, anche con spiegazioni circostanziate sui fatti (per esempio smentendo che in Sicilia il regista soggiornasse nello stesso albergo degli attori), con il rammarico che queste accuse siano state rese pubbliche in un momento in cui Franco Zeffirelli, per l’età avanzata, è impossibilitato a difendersi e a replicare di persona ai fatti.