Lo sappiamo tutti, la vita umana rappresenta un meraviglioso percorso nel quale l’individuo, agendo nel qui ed ora, si relaziona in modo costante al proprio ambiente naturale e sociale modellandolo a suo uso e consumo in base a propri schemi mentali, esperienze e previsione di situazioni.
In coerenza a tale processo v’è naturalmente il fenomeno d’amore, sublimemente declinato nel 'Simposio di Platone' da Diotima di Mantinea, celebre interlocutrice di Socrate: l’amore, in quanto desiderio di felicità dato dal possesso senza vincoli spazio-temporali del bene, aspira sostanzialmente all’immortalità.
La relazione d’amore, dunque, è da sempre per l’uomo speranza di salvezza e creatrice di senso ad un fenomeno apparentemente senza capo né coda come la vita e giustappunto: delineato il fatto che la vita non esisterebbe se non fosse percepita dalla nostra psiche come tale, se davvero ci è concesso una sola possibilità per “giocare”, perché non farlo nella massima conseguenza dell’esercizio di amore verso l’altro, cioè la propria felicità?
Non c’è speranza, infatti, che non abbia rasserenato gli animi e le tensioni nate nel relazionarsi socialmente e con il proprio ambiente: essa si propone in ogni caso, come il miglior tramite di collegamento tra uomo e suo benessere.
A discapito infatti da quanto rilevato nel sondaggio dell’agenzia britannica di valutazione dei consumatori Mintel, nel quale si afferma fra la popolazione britannica, perlopiù femminile, una netta tendenza al pensare che “single è meglio”, l’amore è in realtà ancora la principale fonte di benessere individuale.
La ricerca che ha ridato valore all'amore
Lo rivela lo studio condotto da Eli Finkel, psicologo sociale, che sostiene come la relazione amorosa sia un fondamentale mezzo di appoggio psicologico per sfuggire alle continue pressioni sociali e, di conseguenza, aiuti nettamente l’individuo nella realizzazione delle proprie ambizioni e successi.
Certo, in una realtà come quella occidentale che si richiama sempre di più a valori di tendenza quali mobilità, flessibilità, competitività e totale self-determination, si sta creando simbolicamente il mito dell’amor fatale, ossia un amore percepito come grande fattore di distrazione dal perseguimento di tali ideali e dunque disprezzato o relegato a fenomeno minoritario in relazione al sano funzionamento psico-fisiologico di un individuo: ci si sta convincendo acriticamente, infatti, della totale bontà delle imperanti logiche della crescita produttiva di mercato a breve termine sotto ogni aspetto della vita e del lavoro, a discapito degli affetti e in ultima analisi del proprio reale benessere e della reale efficienza degli individui nel contesto sociale.
Ci si deve dunque chiedere, se i nostri attuali sistemi sociali non dovrebbero essere effettivamente ripensati in modo che i vantaggi materiali moderni, quali la possibilità di spostarsi velocemente e tutte le comodità, spesso inutili, d’oggi, ci si affianchi una rete di possibilità che permetta il proliferare di relazioni d’amore, senza che esse implichino svantaggi od ostacoli per chi le vive: sarebbe un peccato non cambiare gli orientamenti simbolici d’oggi e non sbloccare il reale potenziale dell’efficienza umana.