Pamela Mastropietro era una bella ragazza, capelli lunghi, bel visino, la cui vita è durata solo 18 anni, troppo pochi per chiunque. Una vita finita nella maniera più orribile, per le mani del suo assassino Innocent Oseghale, ex rifugiato come tanti, e che per questo non avrebbe dovuto trovarsi in Italia, pusher di professione.
Pamela stava cercando di smettere con la droga
Pamela si trovava in un centro di recupero da ottobre, dal quale già una volta era fuggita. Quando la ragazza ha aperto la porta alla sua seconda fuga, facendo perdere le sue tracce, ha preso la strada che l'avrebbe condotta alla morte.
Nessuno tra Polizia e operatori del centro che l'hanno cercata ovunque, è riuscito a trovarla, e a riportarla indietro. Si sa che la ragazza ha acquistato poi una siringa, del valore di pochi centesimi, presso una farmacia, fino ad arrivare al pusher nigeriano Innocent Oseghate, al quale la ragazza si è rivolta per avere l'eroina. Purtroppo Pamela non ha incontrato in questa occasione il solito spacciatore da una bustina e via, ma un assassino, che dopo averle usato violenza, ha vivisezionato il suo corpo, pensando forse che quello fosse il modo più veloce per farlo sparire, prima di occultarlo dentro a due valigie. Dopo averlo tagliato a pezzi, il pusher ha cosparso il corpo della povera ragazza di candeggina, 2 taniche di questo prodotto acquistate con un suo connazionale in un negozio specializzato per la vendita di prodotti per la pulizia della casa.
La candeggina doveva servire per eliminare qualsiasi impronta digitale sul cadavere.
La candeggina non è stata sufficiente
Le valigie verranno ritrovate dalla Polizia, che risalirà in breve al nome dell'assassino, già in carcere. Davanti al gip Giovanni Manzoni ieri, Innocent Oseghate ha atteso per un'ora la decisione del giudice delle indagini preliminari , in merito ad una possibile scarcerazione, dal momento che l'uomo continua a professarsi innocente.
Il nigeriano, con la sua avvocata Monia Fabiani e l'interprete, ha appreso che il suo fermo è stato convalidato, e perciò è stato nuovamente rinchiuso nel carcere di Ancona. Le accuse che lo inchiodano, sono di vilipendio e occultamento di cadavere. Il fatto nuovo emerso dalle indagini è che sul corpo di Pamela sono state rilevate altre impronte, oltre a quelle del nigeriano, che indicano forse la presenza di altre persone sulla scena del delitto. Fatto certo, l'unico, è che Pamela non c'è più.