Può una citazione di una frase innocente rischiare di creare una vera e propria rottura commerciale tra un colosso automobilistico e uno dei Paesi più importanti al mondo? A quanto pare la risposta è si. Alcuni giorni fa, infatti, la Mercedes (sussidiaria del produttore automobilistico tedesco Daimler) aveva pubblicato, su Instagram, la foto di una nuova vettura con una citazione del Dalai Lama, autorità spirituale del Buddismo Tibetano e fortemente inviso al governo di Pechino. La frase sembrava neutrale "Guarda a una situazione da tutti i punti di vista e diventerai più aperto".

La cosa, però, non è stata affatto gradita dalle autorità cinesi che hanno visto l'episodio come un tentativo di immischiarsi negli affari interni del Paese della Grande Muraglia, dando inoltre luce alla causa tibetana. L'accesso a Instagram, peraltro, è bloccato in Cina ma, evidentemente, alcuni utenti del Paese sono riusciti ad aggirare i blocchi e a ripubblicare l'immagine sui social cinesi, creando un visibile imbarazzo per il governo cinese. La questione stava per far nascere una controversia, potenzialmente di grandi dimensioni, tra Daimler e Pechino.

Le inevitabili scuse

Dapprima la Mercedes e in seguito la Daimler sono state costrette a scusarsi con Pechino e con il popolo cinese. Il colosso automobilistico Daimler ha inoltre affermato che diffonderà tra i propri dipendenti una maggiore comprensione della cultura e dei valori cinesi.

Il produttore automobilistico tedesco ha reso noto che le scuse sono state fatte di propria spontanea volontà e senza alcuna coercizione da parte del governo di Pechino. Di certo la prontezza delle scuse potrebbe essere stata facilitata dal timore di poter perdere l'accesso all'enorme mercato cinese, in continua espansione a causa del boom economico che sta vivendo il gigante asiatico e quindi potenzialmente molto redditizio.

Sulla vicenda, inoltre, pesa anche la questione della libertà di espressione per chi fa affari con Pechino. Il governo cinese, infatti, non accetta che attori esterni, siano essi Paesi o aziende private, possano intromettersi nelle proprie questioni interne. Il Tibet è sotto il controllo della Cina dal 1950 quando le truppe di Pechino occuparono la regione.

Nel 1959, in seguito a un'insurrezione fallita, il Dalai Lama fu costretto a lasciare il Paese e a rifugiarsi nella vicina India. Da allora la "questione tibetana" non ha mancato di creare, periodicamente, alcuni grattacapi al governo cinese.