I venti di guerra si sono temporaneamente placati nella penisola coreana, grazie alla 'tregua olimpica' tra Nord e Sud stabilita in occasione dei Giochi invernali che prenderanno il via il prossimo 9 febbraio. I dieci atleti nordcoreani che gareggeranno alle Olimpiadi sono arrivati a Pyeongchang l'1 febbraio, accompagnati da una ventina di funzionari. Siamo certi che, grazie al riavvicinamento fornito dal grande evento sportivo, almeno per il momento non ci saranno nuove tensioni e la tregua sarà estesa anche al mese di marzo 2018 quando nella stessa sede si terranno i Giochi Paralimpici.

Il pericolo di una Seconda Guera di Corea, sessantacinque anni dopo l'armistizio che pose fine al conflitto durato tre anni e costato la vita a 2 milioni ed 800 mila persone, è però tutt'altro che scongiurato. L'opzione militare degli Stati Uniti volta a 'punire' il dittattore Kim Jong-un è sempre sul tavolo e, secondo alcuni analisti, sarebbe tutt'altro che l'ultima delle soluzioni al vaglio del Pentagono. Probabilmente a Washington hanno ben compreso che nemmeno l'inasprimento all'inverosimile delle sanzioni economiche spingerà il regime di Pyongyang a rinunciare al suo programma nucleare, tuttavia sembra difficile che un eventuale raid preventivo neutralizzi in un colpo solo tutte i siti missilistici della Corea del Nord e che questa non risponda, attaccando il Giappone o la Corea del Sud.

Al di là del timore di un'escalation che coinvolga la Cina nel conflitto, c'è anche un altro elemento che potrebbe rendere molto difficoltosa un'eventuale azione di guerra nel piccolo Stato comunista.

Il sottosuolo nordcoreano: come i tunnel di Cu Chi

Secondo un recentissimo articolo comparso sul National Interest, la Corea del Nord è dotata una vastissima infrastruttura militare sotteranea che apporterebbe indubbi vantaggi in caso di guerra sul territorio.

La tattica non è nuova, venne adottata dai Viet Cong durante la Guerra del Vietnam e, di fatto, fu tra le principali cause della sconfitta statunitense. I tunnel di Cu Chi, infatti, sono una vasta rete di gallerie nel sottosuolo vietnamita che si trova fuori dalla capitale Ho Chi Minh (Saigon durante la guerra) e raggiunge quasi il confine con la Cambogia.

Le truppe nordvietnamite le utilizzarono attivamente durante il conflitto perché permettevano il rapido e tranquillo spostamento di numerose unità al riparo dai raid aerei. Grazie a questa rete, il Vietnam del Nord preparò praticamente indisturbato l'offensiva del Tet che si sarebbe rilevata decisiva nelle sorti della guerra. In Corea del Nord esiste qualcosa del genere e non è semplicemente una teoria, visto che una rete di tunnel era già stata predisposta negli anni '70. Nel 1974 venne scoperta una galleria nella zona demilitarizzata che, secondo le stime, avrebbe permesso ad almeno duemila soldati di spostarsi in maniera veloce. Un tunnel ancora più ampio fu scoperto quattro anni dopo.

Una vasta rete di tunnel

Stabilire il numero esatto di questi sottopassaggi la cui costruzione venne ordinata dal 'presidente eterno', Kim Il-sung, nonno dell'attuale leader, non è semplice. Secondo l'ex generale sudcoreano Han Song-chu ci sarebbero oltre 80 gallerie ed alcune raggiungono addirittura il centro di Seoul. Tuttavia le autorità militari della Corea del Sud minimizzano il problema: l'ultimo tunnel in effetti è stato scoperto nel 1990, da allora il governo di Seoul avrebbe attivato le dovute contromisure. Ma le strutture sotterranee volute dal regime non si limiterebbero ai soli tunnel. Sempre secondo gli analisti del National Interest sarebbero state predisposte tre stazioni sotterranee e secondo quanto riferito da alcuni disertori, sarebbero stati costruiti bunker per mettere al sicuro le truppe di terra.

Individuarli con rilievi satellitari è praticamente impossibile, così come è difficile distruggerli. Di fatto, le se strutture sono come quelle vietnamite, i raid aerei si rivelerebbero quasi del tutto inefficaci.