'La Polonia per i polacchi’, ‘Auschwitz per le guide polacche'. Sono queste le scritte intimidatorie apparse sotto casa di Diego Audero, 35enne originario di Cuneo e abitante di Cracovia da ormai 11 anni. Le parole intimidatorie, accompagnate da una stella di David equiparata a una svastica nazista, hanno destato l’allerta generale in un Paese finito nell’occhio del ciclone a causa delle rivendicazioni dei militanti ultranazionalisti, protagonisti spesso di gesti eclatanti al limite della tolleranza legislativa.
Audero palesa il suo dispiacere per l’accaduto affermando di essere ben integrato all’interno della società polacca della quale condivide storia e tradizioni.
Poche settimane fa aveva allestito una mostra ospitata dall’istituto italiano di Cracovia in cui narrava le storie degli internati italiani che tra il ’43 e il ’45 furono prigionieri dei lager nazisti, luoghi di torture e sevizie, il cui ricordo tenta di essere tenuto sempre vivo per evitare un ricorso storico di tale portata.
La guida confessa di aver notato un alone xenofobo che da qualche tempo sovrasta il territorio polacco, un atteggiamento restio all’accoglienza e arroccato in un bastione difensivo volto a proteggere strenuamente le tradizioni e la storia come confermato dalle parole di Barbara Nowak, responsabile dell’educazione della regione, che ha esternato su twitter tutto il malcontento dovuto alla presenza di guide straniere.
'La Polonia ha la responsabilità di scrivere la propria storia e di difenderla dalle falsità dei comunisti occidentali' le sue dichiarazioni sono dirette alla tutela del patrimonio culturale polacco che, a suo dire, dovrebbe contare esclusivamente di guide autoctone, le uniche in grado di proteggere l’integrità della Nazione.
La legge sui lager in Polonia
Lo spirito difensivo con cui la Polonia si è immolata nella difesa della propria identità storico-culturale, ha condotto all'approvazione di un provvedimento legislativo, in seguito congelato in attesa di ulteriori valutazioni, che sanciva il divieto di associare i lager nazisti ad un concorso di responsabilità polacco.
La legge punirebbe chiunque accostasse la Polonia alla shoah con una pena sino a tre anni di reclusione. Forti critiche sono giunte dagli storici e dai commentatori, convinti di un concorso di colpa dei polacchi nelle atrocità che hanno condotto al genocidio ebreo e definendo il provvedimento come una negazione dell’Olocausto. Il risentimento maggiore è arrivato dalla comunità israeliana che ha promesso di continuare a salvaguardare la memoria della Shoah, più forte di qualunque legge.