È del 28 marzo la notizia del terribile incidente che con una violenta esplosione è costato la vita a due operai nel porto di Livorno e, mentre sembra ancora di sentire l'eco di quanto è successo, ecco che il 29 marzo ha visto altri due nomi aggiungersi all'elenco dei morti sul lavoro, una lista che sembra non finire mai.
25 e 52 anni, i morti di Livorno, 52 e 56 quelli di Firenze e Bologna
Sulla linea ferroviaria dell'Alta Velocità Bologna - Venezia sta lavorando una squadra di operai di una ditta torinese che ha avuto l'incarico, tramite appalto, di controllare ed effettuare le riparazioni del caso, quando improvvisamente, proprio il caposquadra, Carmine Cerullo, di 56 anni tocca, per motivi che non sono stati accertati, l'alta tensione e muore sul colpo per folgorazione verso l'1:40 della notte tra il 28 e il 29 marzo.
L'operaio si trova su un carrello elevatore in quanto deve sistemare dei pannelli su uno dei tralicci della linea quando la scarica lo uccide all'istante e a nulla valgono i soccorsi subito intervenuti ad opera dei compagni prima e della Croce Rossa poi.
Intanto, da una parte la Procura di Bologna apre un'inchiesta per omicidio colposo per capire le modalità dell'incidente, mentre dall'altra si aprono le indagini interne alle stesse Ferrovie dello Stato. Sono però i Sindacati quelli che chiedono a gran voce interventi per garantire maggior sicurezza nel lavoro in quanto gli incidenti si ripetono ad un ritmo davvero impressionante.
Un altro traliccio è al centro della seconda morte avvenuta in Toscana, precisamente a San Godenzo in Mugello, provincia di Firenze: l'operaio di 52 anni sta lavorando con la sua squadra su un traliccio per lavori di manutenzione a cura della Vodafone, quando improvvisamente cade da un'altezza di 4 metri e si schianta al suolo con morte istantanea.
Morti Bianche
Siamo in guerra e non lo sappiamo, eppure basterebbe scorrere le liste dei caduti degli ultimi 10 anni per motivi di lavoro per rendersene conto: tutte le età, tutti i settori, tutte le etnie presenti in Italia sono coinvolte in questa lunga serie di croci, quelle che si riferiscono alle morti cosiddette "bianche" in quanto manca una mano che uccida materialmente, ma non certo il sangue, il dolore e la disperazione.
Secondo i dati raccolti ufficialmente da più Associazioni, sono più di 13.000 i morti degli ultimi 10 anni in Italia per motivi di lavoro: scorrere le storie dei più diversi settori fa capire che quasi tutti questi incidenti sono prevedibili e sono dovuti a mancanza di controllo dei sistemi di sicurezza o a mancanza di adeguate protezioni e di rispetto delle normative in vigore.
Tutte, sulla carta, sono facilmente evitabili: sulla carta! Le storie tristemente si ripetono: muratori senza caschetto, agricoltori schiacciati dai trattori, avvelenamento per pulizia in cisterne senza le coperture necessarie... Tra queste Associazioni, la più attiva è l'Osservatorio Indipendente dei Morti sul lavoro nato a Bologna nel 2008 ad opera di un ex operaio, Carlo Soricelli, in memoria del terribile incidente che tutti abbiamo ancora presente nella nostra memoria, quello della Thyssen Krupp di Torino che provocò 7 morti bruciati vivi in una fabbrica.
Il 6 dicembre di quell'anno, sulla Linea 5 dell'Acciaieria era fuoriuscito olio bollente che aveva investito e causato l'incendio della zona, colpendo con violenza anche gli operai: alcuni erano al lavoro da più di 12 ore, inoltre l'azienda che era in via di smantellamento, non curava più i sistemi di sicurezza.
Secondo i dati forniti dall'Osservatorio, nel 2017 ci sono stati 632 morti sul lavoro che salgono a 1.350 se si considerano anche gli incidenti di vario tipo sul percorso per raggiungere il posto lavorativo.
Ma la cifra salirebbe a un ritmo vertiginoso se venissero alla luce i dati nascosti, cioè quelli relativi ai lavoratori in nero e soprattutto ai lavoratori immigrati clandestini che spesso scompaiono semplicemente in un limbo senza nome.
L'Osservatorio fa notare anche che dopo un periodo in cui le morti sul lavoro sono state in via di diminuzione, aumentando l'età dei lavoratori (con l'aumento anche dell'età di pensionamento e il conseguente impiego di un maggior numero di over 60), si assiste oggi di nuovo ad un incremento preoccupante del fenomeno.
Inoltre purtroppo le zone in italia dove il numero degli incidenti è basso, non deve essere visto come sinonimo positivo di efficienza, ma semplicemente come mancanza di lavoro.
Ai progressi, ai controlli e alla prevenzione aumentata, negli anni della crisi si è assistito ad un rilassamento degli stessi, per cui con la ripresa, si ha inevitabilmente anche un aumento degli incidenti. Purtroppo le associazioni segnalano un preoccupante fenomeno: il disoccupato che finalmente trova lavoro o il precario che teme un ulteriore licenziamento, difficilmente si mette a questionare o altrettanto difficilmente, ricorre ai sindacati se si rende conto che non vengono rispettati i sistemi di sicurezza, ma chiudendo gli occhi, spesso finisce tra le croci bianche.