Aveva 18 anni, l'età dei progetti e dei sogni, amava la vita e il mare, l'italoegiziana Mariam Moustafa morta dopo essere stata picchiata da una babygang inglese di dieci bulle. C'è un un selfie sulla sua pagina Facebook in cui è seduta su una balaustra sul lungomare di Ostia dove era nata e cresciuta. Quella posa è accompagnata da una romantica frase: "Non c'è niente che dia la pace quanto il suono del mare". Ora non può più sentirlo il suono del mare, è tutto finito lo scorso mercoledì in un letto d'ospedale di Nottingham, Inghilterra, dopo 20 giorni di coma.
Da quattro anni Mariam che soffriva di cuore dalla nascita, si era trasferita in Inghilterra con la famiglia e si era appena iscritta a Ingegneria al Nottingham College. Era una studentessa modella, ma era stata 'bullizzata' e voleva tornare a Roma.
'Black Rose', crimine a sfondo razzista
"Era la ragazza più gentile del mondo e aiutava tutti", ha raccontato sconvolta sua sorella Mallak. Lo scorso 20 febbraio Mariam era felice perché aveva saputo di essere stata ammessa al college. Erano circa le venti e stava aspettando l'autobus a Nottingham per tornare a casa quando è stata accerchiata da una baby gang composta da dieci coetanee che l'hanno picchiata. Il pestaggio è poi proseguito sul mezzo pubblico e una volta scesa.
Hatim, il padre di Mariam che vuole sia fatta giustizia, ha raccontato che la figlia prima di scivolare nel coma, gli ha detto che le bulle l'avevano dileggiata chiamandola "Black Rose". Lei aveva risposto "No, mi chiamo Mariam". Il dettaglio è molto importante: "Black Rose", rosa nera, sarebbe un epiteto razzista che spiegherebbe, ben oltre il bullismo, il motivo dell'orrendo crimine: l'odio razziale.
La pista seguita dagli inquirenti inglesi verrebbe a cadere: si era ipotizzato uno scambio di persona. Mariam sarebbe stata scambiata per una ragazza che su Instagram usando il nickname "Black Rose" avrebbe deriso le bulle. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio. Domani ci sarà un vertice e il pm Sergio Colaiocco chiederà alle autorità inglesi di acquisire gli atti.
La mamma, Nasreen, ha raccontato che Mariam era già stata aggredita da quelle stesse ragazze: ad agosto le avevano rotto una gamba oltre a prendere a pugni la sorella più piccola Mallak di 15 anni. La mamma ha anche detto che una settimana fa, quelle bulle hanno tirato delle uova contro la porta di casa.
Le accuse della famiglia
I familiari accusano la polizia inglese: già dalla prima aggressione ad agosto, non avrebbe fatto nulla per trovare i responsabili. E ora sottovaluta il movente razzista. Ma nel mirino della famiglia ci sono anche i medici: quelli del Queen’s Medical Center non si sono accorti della gravità della situazione e l'hanno dimessa dopo quattro ore dal primo ricovero. Tornata a casa Mariam si è sentita male: aveva una emorragia cerebrale.
Ricoverata d’urgenza al Nottingham City Hospital, è entrata in coma e non si è più ripresa.
Un caso diplomatico
Le istanze di giustizia e le proteste dei familiari di Mariam hanno fatto scoppiare un caso diplomatico: l'Egitto ha chiesto alle autorità inglesi di poter avere informazioni e acquisire gli atti dell'indagine. In queste ore, inoltre, sta avvenendo una mobilitazione di massa di cittadini egiziani nel nome di Mariam. Sia l'ambasciata egiziana a Londra che quella italiana stanno seguendo la vicenda. Raffaele Trombetta, ambasciatore italiano ha contattato il papà di Mariam offrendogli aiuto. Dopo gli esiti dell'autopsia considerati non conclusivi dalla famiglia, l'ambasciatore si è impegnato a cercare assistenza medica italiana per nuovi esami. Il papà di Mariam si è rivolto però innanzitutto all'ambasciata egiziana perché vuole che la figlia sia sepolta in quel paese.