Gli appassionati di geografia saranno contenti. D’ora in avanti bisognerà aggiornare tutte le cartine: infatti cambia nome uno dei 55 Stati africani. Non è la prima volta che una nazione del continente decide di compiere questa scelta. La ragione di queste modifiche è semplice: nel corso del tempo si è voluto cancellare ogni riferimento al periodo coloniale, primo tra tutti, il nome imposto dagli stranieri. Così, ad esempio il Nyasaland è diventato Malawi, l’ex Rhodesia si è trasformata nell’odierno Zimbabwe, mentre il Bechuanaland attualmente è il Botswana.

Sono ormai pochi i territori che conservano la toponomastica degli anni bui del colonialismo: al termine di lunghe discussioni si è frequentemente deciso di eliminare le tracce di un doloroso passato.

Addio Swaziland, benvenuto eSwatini!

L’ultimo Stato a dare l’annuncio del cambiamento di nome, proprio in occasione del cinquantenario dell’indipendenza dal Regno Unito, è lo Swaziland. La decisione è stata presa dal re Mswati III, dopo che molti sudditi negli ultimi anni avevano dibattuto sull’opportunità di eliminare questo ultimo legame con il passato. Il monarca ha dato l’annuncio alla folla riunita in uno stadio per celebrare l’indipendenza del paese, ricorrenza che curiosamente coincide anche con il cinquantesimo compleanno del sovrano.

Così la piccola monarchia assoluta dell’Africa del Sud si appresta a diventare l’eSwatini. Il curioso nuovo nome, che a molti potrebbe ricordare certi termini relativi ad internet, non è altro che la traduzione nella lingua locale del significato di Swaziland, ossia “terra degli Swazi”.

Un Paese dalle molte questioni irrisolte

Gli Swazi sono stati uno dei tre gruppi che, insieme agli Ndebele e agli Zulu, hanno formato gli Ngoni, il popolo del piccolo regno sudafricano, unificato nel ‘700 dal re Shobuza I, fondatore del regno. “Ogni volta che siamo in viaggio all’estero, la gente si confonde e si riferisce a noi chiamandoci Svizzera” ha dichiarato Mswati III, che aveva già usato il nome “eSwatini” nel 2014, in occasione dell’apertura del Parlamento e nel 2017, in un suo discorso presso l’assemblea generale dell’Onu.

In diversi però hanno accusato il monarca assoluto di non dedicarsi ai reali problemi del Paese che registra un’economia stagnante, il più alto tasso al mondo di persone colpite dall’Hiv – il 27% su di una popolazione di circa un milione di abitanti – una forte discriminazione femminile e il bando dei partiti politici, più volte denunciato dalle organizzazioni umanitarie. Insomma, ci sarebbero altre e ben più gravi questioni di cui occuparsi, piuttosto di un nome troppo simile a quello della Svizzera.