Il ragazzino ora ha 15 anni, ma ne aveva solo 10 quando ha costruito il modellino - composto da 56mila mattoncini, lungo 8 metri e alto 1,50 - che il 16 Aprile 2018 è stato spedito al Titanic Museum Attraction di Pigeon Forge. Brynjar ha sempre giocato con i Lego, usando spesso la sua fantasia, e fu il nonno ingegnere a trasmettergli la passione per le navi e ad aiutarlo nella costruzione che durò ben undici mesi. Importante è stato anche il sostengo della madre e delle donazioni di amici e parenti che gli hanno permesso di acquistare i mattoncini necessari: un gesto di grande valore morale, che ha aiutato Brynjar a realizzare il suo sogno.

I Lego: una passione che lo fa uscire dal guscio

Brynjar narra del suo Autismo: prima di iniziare a costruire il modellino si sentiva sempre inferiore agli altri, e aveva grandi difficoltà comunicative. Chiuso in sé stesso era solo e infelice. La costruzione lo ha aiutato ad acquisire fiducia e sicurezza mattoncino dopo mattoncino. Vedere il proprio sogno concretizzarsi ha reso il ragazzino consapevole delle proprie capacità: adesso si sente alla pari con i suoi compagni e studia senza essere aiutato, ottenendo anche dei buoni risultati.

Sono state numerose anche le difficoltà che la madre ha affrontato durante i primi anni di vita di Brynjar: temeva per il futuro di suo figlio, paura che tutte le mamme con i figli autistici hanno.

Ella si rivolge a tutte le mamme sostenendo l’importanza di appoggiare i sogni e gli obiettivi dei figli, anche se sembrano impossibili o folli.

Autismo e società: paura ed emarginazione

Le sfumature dell’autismo sono molte, ci sono casi più o meno gravi. Il problema più grande per gli autistici è la comunicazione: gli utenti si rifugiano in una realtà interiore propria, in un loro mondo personale, e spesso non sopportano il contatto fisico.

Automaticamente gli altri componenti del gruppo pongono un muro, emarginando l’utente affetto da autismo, trattandolo molto spesso come se avesse una malattia infettiva.

Come sostiene il nonno di Brynjar, l’autismo non deve spaventare: “tutti possono imparare da queste persone se ascoltano quello che stanno dicendo”. Il nonno si rivolge a tutti, ritenendo che l’autismo necessiti di comprensione e non di isolamento.

Nel 2018 ci sono parecchie associazioni e cooperative che seguono gli utenti autistici, il loro obiettivo è quello di renderli autonomi e integrarli passo dopo passo nella società. Ogni soggetto viene seguito accuratamente da psicologi, educatori, neuropsichiatri, che prestano sostegno al paziente e alla sua famiglia. La prima difficoltà dei genitori sta nell’accettare il problema: purtroppo ci sono casi in cui i genitori ignorano la malattia per paura o per vergogna, causando nei soggetti danni irreversibili. Se vengono seguiti fin da subito, invece, spesso si possono riscontrare ottimi risultati. È importante conoscere il carattere del soggetto: anche se la patologia è la stessa, la persona non lo è.

Ognuno ha la propria personalità, le proprie capacità e il proprio modo di affrontare la realtà, quindi compito importante del team è cogliere ogni aspetto del carattere dell’utente. In questo modo si possono fissare meglio gli obiettivi, esaltarne le abilità e intraprendere iter non standardizzati ma su misura.

Nel caso di Brynjar è stato fondamentale credere nelle sue capacità: ha sconfitto l’insicurezza e ha quasi raggiunto l’autonomia.