Il detto "la storia insegna", purtroppo non è - come ben si sa - sempre applicabile. Talvolta strascichi di idee passate ed obsolete rimangono nelle menti, eliminando le conseguenze devastanti a cui hanno portato, ed arrivando a fomentare reazioni estremiste troppo simili a quelle di molti anni prima. È questo il caso dell'esercito tedesco.
In un anno, infatti, sono aumentati di più del 50% i casi di estremismo di destra e di xenofobia all'interno della Bundeswehr (le forze armate tedesche) addirittura con inneggiamenti verso Hitler o incisioni di svastiche.
I numeri e le reazioni
Già una volta, nello scorso anno, all'interno del Bundeswehr si era verificato un evento intriso di odio razzista. L'ufficiale Franco A., infatti, aveva preparato un attacco dinamitardo ai danni di immigrati. Da quel momento, l'allerta per le attività dell'estrema destra neonazista è diventata massima. Ora, però, l'azione non appartiene più ad un singolo: risultano scioccanti i dati presentati dal controspionaggio e da Hans-Peter Bartels, commissario delle forze armate del Bundestag: 162 episodi di estremismo nei reggimenti da lui controllati nell'ultimo anno, 431 militari protagonisti di vicende di questo genere e di azioni di stampo razzista (ascolto di canzoni di estrema destra, rimandi al nazismo o la comparazione tra i profughi ed un morbo da estirpare).
Inoltre è stata scoperta, durante un'intercettazione telefonica tra reclute in partenza per una missione umanitaria a Mali, la loro dichiarata intenzione, una volta raggiunta la meta, di usare le armi contro le popolazioni del posto. Anche Ursula von der Leyen, ministra della Difesa, il 12 aprile si è vista costretta a non smentire queste cifre e dichiarazioni dinanzi al Parlamento e alla deputata del Die Linke, Ulla Jelpke, che ha chiesto l'introduzione di misure concrete ed immediate per punire i colpevoli e mettere fine a questa incresciosa situazione.
Conseguenze mancate
Il rovescio della medaglia di queste accuse è che, se sono venute alla luce, vuol dire che qualcuno ha avuto il coraggio di denunciarle. Di conseguenza, un aumento delle denunce sarebbe sintomo di una maggiore sensibilità verso l'argomento, e di una percentuale più alta di soldati che non farebbero proprie queste ideologie ma che sarebbero stanchi di questa condizione.
Nonostante ciò, pare che molte inchieste non vadano a buon fine: che sia per mancanza di prove, di determinazione governativa o altro, i sospettati restano ancora tra le fila dell’esercito con un'arma in mano, esattamente com'è capitato alle due reclute al centro dell'intercettazione.