L'esercito russo ha dato il via nella giornata di mercoledì 4 aprile a un'esercitazione nelle acque del Mar Baltico, nel cui ambito sono stati testati alcuni missili nei pressi del confine con le acque territoriali di alcuni Paesi aderenti alla Nato. Test missilistici effettuati all'indomani dell'incontro tra il presidente americano Trump ed i leader dei Paesi dell'area baltica. Una mossa, quella di Putin, che non ha mancato di suscitare tensione: "questo atto lo consideriamo una dimostrazione di forza", ha affermato il vice ministro alla Difesa della Lettonia, Janis Garison, il cui governo per sicurezza per l'intera durata delle esercitazioni russe ha chiuso parzialmente il proprio spazio aereo.

I test comunque hanno avuto luogo nella zona economica esclusiva russa, ovvero nelle acque internazionali più vicine a quelle territoriali. "E' la prima volta che l'esercito di Putin compie manovre così vicine ai nostri confini, e questo suscita preoccupazione. Fino a questo momento non sono state registrate provocazioni, ma la mobilitazione delle truppe durerà ancora per due giorni", ha dichiarato Garison.

La prudenza del vice ministro lettone

Garison è stato molto prudente nel collegare l'avvio delle esercitazioni russe con il vertice che si è tenuto martedì 3 aprile a Washington, in occasione del centesimo anniversario dell'indipendenza delle repubbliche Baltiche che però, nel corso della seconda guerra mondiale furono occupate dai nazisti e, alla fine della stessa, dall'Unione Sovietica, riconquistando la propria sovranità solo nel 1991 con il discioglimento dell'Urss.

Secondo il vice ministro lettone la mossa dell'esercito russo potrebbe essere collegata a diverse questioni, riferendosi alle espulsioni di numerosi diplomatici russi decise dai paesi europei a seguito delle tensioni con la Gran Bretagna per la questione dell'avvelenamento di Sergei Skripal con il gas nervino. Inoltre nei prossimi giorni è prevista la visita in Lettonia del comandante delle forze Usa in Europa, Curtis Scaparrotti, oltre ad un vertice militare della Nato.

L'espulsione dei diplomatici russi e la risposta del Cremlino

La Russia, in merito alla questione Skripal, ha deciso di rispondere in maniera simmetrica, ovvero espellendo i diplomatici dei 27 paesi - dei quali 20 aderenti alla Nato - che hanno espulso i diplomatici russi in egual misura. Alla chiusura del consolato russo di Seattle, Putin ha replicato chiudendo quello di San Pietroburgo. All'espulsione di due diplomatici russi da parte dell'Italia, il Cremlino ha replicato espellendone due dei nostri.