Recentemente la Guardia di Finanza palermitana e la Compagnia di Marsala hanno smantellato un'organizzazione di stampo criminale attiva tra la Tunisia e la Sicilia. Andando maggiormente nello specifico e stando a quanto riportato da un articolo pubblicato sul sito web locale Live Sicilia, l'organizzazione criminale organizzava sbarchi di immigrati clandestini ed era coinvolta nel contrabbando di sigarette.

I 'viaggi di lusso' organizzati dal network criminale

Stando sempre a quanto scritto nel già citato articolo pubblicato su Live Sicilia, venivano organizzati veri e propri "sbarchi fantasma" di migranti dalla Tunisia alle coste siciliane.

Tali sbarchi erano gestiti da individui marocchini e tunisini residenti in Italia e si sarebbero basati sull'utilizzo di gommoni velocissimi. Inoltre, gli immigrati erano tenuti a pagare cifre molto più alte rispetto al tradizionale tariffario riservato ai migranti ed erano disposti a pagare sino a cinquemila euro a persona.

'Speriamo che Dio sia con noi': l'ombra del terrorismo islamico

Un altro aspetto alquanto inquietante della vicenda è il fatto che il network criminale aveva presumibilmente contatti con ambienti legati al terrorismo di matrice islamica. Più specificatamente, in una comunicazione intercettata uno degli indagati aveva anche detto di sperare che "Dio sia con noi e ce la faccio", e tale frase è stata interpretata come riferita a degli ipotetici attacchi terroristici che l'uomo stava preparando.

Comunque sia e quale che sia la verità su tale affermazione, c'è anche da segnalare che in un'altra conversazione intercettata tra il promotore dell'organizzazione criminale e un suo sodale si era parlato dell'intenzione di quest'ultimo di recarsi in Francia al fine di compiere 'azioni pericolose', al seguito delle quali difficilmente avrebbe potuto fare ritorno in patria.

Stando alle indagini, inoltre nel gruppo vi erano anche degli individui che presentavano gli 'orientamenti tipici' dell'islamismo radicale di stampo jihadista e diffondevano propaganda anti-occidentale tramite dei profili falsi creati su alcuni social network. Oltre a ciò, c'è da dire che la Finanza ha eseguito sino ad ora sette dei tredici fermi che sono stati disposti dalla Procura di Palermo e in carcere sono finiti diversi individui di origine tunisina e marocchina, nonché una donna italiana che è risultata essere la moglie del boss di Brancaccio Cosimo Geloso.