13 maggio 1978, la più grande vittoria per la psicologia italiana, che è stata possibile solo grazie a Franco Basaglia: entra in vigore la legge 180 sulla tutela dei pazienti con problemi mentali, legge che apre definitivamente i manicomi iniziando un nuovo capitolo più roseo per la tutela dei “matti”. Se il maestro Basaglia fosse ancora con noi gli si scalderebbe il cuore visitando il centro di salute mentale che oggi andremo a presentare: siamo a Trieste, in via del molino a vento 123, dove si erge la struttura ideale alla tutela dei malati mentali, secondo le logiche sanitarie dettate dallo stesso Basaglia: niente porte chiuse, nessun obbligo, nessun soggiorno forzato, gli ospiti sono liberi di restare e sottoporsi alle cure, o di andarsene come cittadini normali con la loro dignità.

Il setting

Inutile dirlo non esiste approccio migliore per trovare una soluzione alle più spietate malattie mentali, le quali spesso si cronicizzano nei pazienti proprio all’inizio di un percorso terapeutico. Questo perché la presa di consapevolezza a livello istituzionale dell’individuo in merito al proprio disturbo causa un tracollo dell’umore che proporzionalmente agevola il rafforzamento del disturbo. Risulta difficile quindi curare un disturbo che si intensifica appena si inizia una terapia, ma attraverso un setting specifico è possibile “far pesar di meno” al paziente la sua condizione: strutture come quella di Trieste risultano perfette allo scopo grazie all’organizzazione semplice e poco invasiva.

Operatori medici e pazienti interagiscono tra loro in cortile, in soggiorno o per strada, un ambiente ben lontano dalle cliniche moderne o i grotteschi manicomi del passato.

La co-costruzione

L’approccio funziona, i pazienti migliorano sensibilmente e i sintomi diminuiscono, questo spinge gli stessi a tornare nella struttura e a non lasciarla il prima possibile: gli stessi non stigmatizzano la casa come un ospedale, ma più come un ambiente a loro famigliare dove curarsi.

La stessa costruzione di un rapporto di fiducia con i medici favorisce la terapia, andando contro corrente al tipico stereotipo teorico secondo cui la psicologia in termini di cura rasenti la medicina; un paziente più affidarsi ad un medico ed estraniarsi dal processo di cura, prendendo pastiglie o facendosi visitare, un utente psicolabile no. La terapia è un percorso co-costruito tra psicologo e malato, efficace solo in questo modo.