Esattamente otto anni fa Dee Ann Fitzpatrick denunciava per la prima volta l’atto di violenza subìto da parte di due colleghi di lavoro, sostenendo di essere stata legata ad una sedia con del nastro adesivo ed imbavagliata come punizione per essersi opposta all’accanimento razzista e misogino dell’agenzia governativa Marine Scotland di Scrabster, sull'estremo nord della costa di Caithness, Scozia. Oggi per la prima volta le sue coraggiose parole hanno assunto forma e verità in una fotografia - presumibilmente scattata da uno degli aggressori e rinvenuta dopo quasi un decennio dalla BBC - nella quale si vede chiaramente la donna in divisa da lavoro, incatenata ad una sedia da uno spesso strato di nastro isolante e costretta al silenzio da una striscia di scotch premuta sulla bocca.
Verba volant, scripta manent
È stata proprio questa lampante prova cartacea - più di tutte le estenuanti battaglie verbali della vittima, 49enne di origine canadese – a riportare così l’attenzione pubblica attorno alla drammatica cultura di violenze e discriminazioni di cui sembra essere stato teatro l'organismo di sorveglianza per l'industria della pesca del paese. Ad essere coinvolti nel pesante caso di cronaca sembrano infatti non solo i due principali sospettati dell’aggressione (i dipendenti Reid Anderson e Jody Paske) ma anche la componente manageriale dell’organizzazione che, a seguito della denuncia della donna, pare abbia giustificato il comportamento dei due sottoposti con la sminuente affermazione:"si è trattato solo di ragazzi che facevano i ragazzi”.
Non altrettanto minimizzata è stata invece la replica di Rhoda Grant, membro del parlamento deputata all’ambito del lavoro per le Highlands scozzesi, che ha infatti sottolineato come l'accaduto sia stato orribile e vedere la foto lo abbia “fatto sembrare 10 volte peggio”."La signora Fitzpatrick è stata sottoposta a un lungo periodo di molestie e comportamenti riprovevoli nei suoi confronti" ha chiosato il membro del MSP."In alcuni dei miei colloqui con DeeAnn è risultata infatti evidente la cultura dominante in quell'ufficio e mi sembra che la situazione sia ormai fuori controllo”.
Misoginia e razzismo sul lavoro
Secondo quanto testimoniato dalla Fitzpatrick le molestie e gli atti di bullismo sul posto di lavoro (che ella ha immediatamente lasciato dopo l’accaduto) sarebbero durate un decennio, sfociando in attacchi a temi delicati e personali come un precedente aborto spontaneo della donna, oppure a questioni razziali relative alle sue origini canadesi, o ancora a generici attacchi rivolti al personale femminile aggredito verbalmente con l’utilizzo dell’appellativo “prostitute”.
A schierarsi in prima linea in difesa dell’ex dipendente della Marine Scotland è stata infine nelle ultime ore il Primo Ministro scozzese Nicola Sturgeon, che ha garantito la volontà di “condurre una revisione completa delle circostanze di questo caso, dalle azioni già intraprese fino a quelle appena proposte”. Nel frattempo, dall’angolo opposto del ring l’unica voce che si alza è quella di uno dei due presunti sospetti, Jody Paske. "Queste sono false accuse. Non riesco a ricordare l'evento qui menzionato – ha chiosato l’uomo - ma se fosse accaduto posso assicurare che si sarebbe trattato di un semplice scherzo d'ufficio o una bravata. Sicuramente non ha niente a che fare con l'abuso”. Dal tavolo digitale dei media internazionali ora la questione è quindi destinata a spostarsi a quello drammaticamente concreto del tribunale, dove però la versione della Fitzpatrick (attualmente inattaccabile, visti i recentissimi risvolti) rischia di essere messa a dura prova: la fotografia che proverebbe in modo inequivocabile l’episodio di violenza non potrà infatti essere utilizzata come prova, poiché rinvenuta ad oltre tre anni di distanza dall’accaduto a cui si riferisce.