Un recente studio diretto dalla University of Queensland, in Australia, ha scoperto che circa 1/3 delle riserve naturali (e quindi anche i parchi nazionali) del mondo ha subito un degrado molto forte provocato dalle attività dell'uomo. Tutto questo si ripercuote non solo sulla natura, ma anche sull'uomo stesso.

Ragioni della conservazione

Per certi versi si potrebbe dire che l'uomo è portato a conservare la natura solo per preservarne la bellezza. Ciò è in parte vero: esistono specie (ad esempio la primula appenninica nella foto) che non hanno un ruolo fondamentale nell'equilibrio degli ecosistemi, ma un enorme fascino e sarebbe un peccato perderle per sempre.

Un altro importante motivo che spinge a conservare le specie e la biodiversità è l'utilizzo dei servizi che ne derivano. Possiamo quindi parlare di valore d'uso diretto e di valore d'uso indiretto. Il valore d'uso diretto consiste nelle materie prime (ad esempio il legno, oppure le piante officinali); il valore d'uso indiretto corrisponde invece ai servizi che l'ecosistema porta all'uomo senza che esso lo sfrutti direttamente (ad esempio la qualità dell'aria e l'impollinazione). Esiste anche un valore intrinseco, o esistenziale: questo punto di vista sostiene il diritto della natura di esistere indipendentemente dagli interessi dell'uomo.

Principali minacce alla biodiversità

Il più importante fattore di minaccia per la biodiversità è senza dubbio la perdita degli habitat, sempre più spesso utilizzati per le attività antropiche.

Basti pensare alla deforestazione per scopi agricoli, oppure allo sbarramento dei corsi d'acqua. Hanno un ruolo molto importante l'introduzione di specie aliene invasive (ad esempio il rospo delle canne in Australia, il quale crea non pochi problemi) che talvolta possono portare malattie sconosciute alle popolazioni locali.

Un'altra minaccia è il sempre maggiore inquinamento dell'atmosfera, responsabile tra le altre cose del riscaldamento globale. Di solito tali minacce tendono a svilupparsi in tempi relativamente rapidi e con un esteso raggio d'azione, quindi le popolazioni colpite non riescono a sviluppare adattamenti efficaci da un punto di vista genetico, oppure migrare in luoghi che possono offrire maggiore ospitalità.

Tutte queste minacce alla biodiversità hanno un minimo comune denominatore: l'uomo. Esso infatti, con le sue numerose attività, invade gli habitat delle popolazioni animali e vegetali circostanti. Questo fatto è talmente assodato che in alcune nazioni del mondo (ad esempio il Kenya) è fatto espresso divieto di svolgere attività antropiche diverse dal turismo all'interno delle riserve naturali.

La situazione in Italia

L'Italia è una nazione con un patrimonio di biodiversità unico al mondo, dovuto soprattutto alla molteplicità di habitat che vi si possono trovare. Ovviamente si è reso necessario tutelare questo tesoro, e ciò ha portato alla nascita dei parchi nazionali: il primo ad essere stato istituito è il Parco Nazionale del Gran Paradiso, risalente al 1922.

Purtroppo, nonostante una legislazione molto corposa in materia, anche nel nostro Paese si riscontra un preoccupante degrado delle riserve naturali, soprattutto per quanto riguarda le regioni del meridione d'Italia. In tali zone, infatti, sono molto sviluppate le attività agricole e minerarie, nonché l'urbanizzazione di zone in precedenza poco abitate. Ciò comporta una forte riduzione degli habitat e la conseguente scomparsa di intere popolazioni o, nei casi più gravi, l'estinzione di intere specie.