Gli italiani sono sempre meno, lo conferma il rapporto annuale stilato dall'ISTAT secondo il quale l'Italia ha perso – rispetto al 2017 – circa 100 mila persone, facendo scendere il saldo della popolazione a 60,5 milioni di individui residenti. Si chiude così il terzo anno di fila in cui la popolazione non fa altro che diminuire, e si chiude così il nono anno consecutivo di decremento delle nascite, dove il saldo chiude a -2% rispetto al 2017. Meno nascite significa necessariamente meno giovani e meno giovani significa inesorabilmente più anziani, la conseguenza è un secondo posto mondiale per paese più anziano, anticipato solamente dal Giappone, in testa alla classifica.

Sempre meno nati

Raggiunto il minimo storico di natalità, un -2% dal 2017 è stimato attorno a 416 mila individui in meno, in poche parole 1,26 figli per cittadina Italiana. Si sottolinea cittadina Italiana, perché la media tra gli stranieri è di poco più alta – 1.90 – ma risulta anch'essa in calo. Questo fenomeno è la conseguenza di un mutamento nelle dinamiche migratorie, gli individui immigrati sono infatti più anziani e quelli già residenti ritardano i concepimenti, per via degli stessi motivi riscontrabili nelle famiglie di nazionalità italiana. Dagli anni 80 si è registrato un progressivo avanzamento dell'età alla quale si concepisce il primo figlio, passando da 26 anni nel 1980 a 31 anni nel 2016.

Un paese per vecchi

Non è solo il ritardo nell'entrare nel mercato del lavoro, tuttavia, ad alzare l'età media per il concepimento del primo figlio, ma anche l'innalzamento dell'aspettativa di vita. Una speranza di vivere più a lungo porta necessariamente con sé lo slittamento in avanti della maggior parte dei programmi di vita degli individui, se alcuni (come il pensionamento) sono decisi per legge, altri sono decisi a livello societario, diventando valori comuni di una società.

Non si può non tener conto delle differenze territoriali, sicché Firenze e Trento registrano l'aspettativa di vita più alta (rispettivamente 84 ed 83 anni), mentre Napoli e Caserta registrano il valore più basso (entrambe 80 anni). Questi dati inficiano conseguentemente sulle nascite.

Un paese di migranti per immigrati

Questo è un paese di fuggiaschi, laureati e laureandi che fuggono e che quindi risultano come uno spazio vuoto sui registri anagrafici: ben 150 mila nel solo 2017.

Questa tendenza, seppure in crescita da ormai 10 anni, ha riscontrato un leggero decremento marginale di circa 2 punti percentuali negli ultimi 12 mesi. Tuttavia c'è un saldo che resta positivo: quello migratorio; a fronte di 150 mila cancellazioni anagrafiche, si registrano 180 mila nuovi arrivi da parte dei flussi migratori nel solo 2017, dato che è previsto aumentare entro il 2018.

Il WEB come risorsa

Non sono i social media i colpevoli dell'innalzamento dell'età media o i colpevoli della diminuzione delle nascite: possono anzi esserne la cura. Le reti sociali che si instaurano off-line sono un'arma contro l'isolazionismo delle società moderne, ma da sole non bastano. Pur essendo l'Italia un paese con reti sociali molto forti, che si estendono dal bar di quartiere alle associazioni no-profit, si necessita di una spinta in più, di una rete sociale 2.0.

I Social media sono un coadiuvante strutturalmente necessario al propagarsi delle reti sociali, un buon engagement nel mondo on-line si traduce in un potenziamento della rete off-line. Come ha sottolineato lo stesso presidente dell'ISTAT Giorgio Alleva le relazioni sociali sviluppate sui social media sono complementari a quelle sviluppate nella vita reale, sono quindi il potenziamento di una relazione – quella reale – che resta prominente e più appagante.