Padre Antonio Zanotti, frate cappuccino fondatore della comunità "Oasi 7", che si occupa in Lombardia di accogliere profughi e minori in difficoltà, è stato denunciato da un ragazzo, con l'accusa di abusi sessuali nei suoi confronti. Sia il Vaticano che la Procura di Roma sono in possesso dei filmini e delle foto a carattere erotico che mostrano il frate con il giovane, che da più di quattro anni viveva a stretto contatto con don Zanotti. Del caso si occupa l'avvocatessa rotale Laura Sgrò, che, a nome del giovane, si è rivolta alla magistratura e alla Santa Sede per denunciare gli abusi subiti dal ragazzo.

A supporto di quanto da egli riferito, le parole di altri due giovani che hanno depositato la propria testimonianza presso lo studio Bernardini De Pace e sono pronti a parlare con i pm e le autorità ecclesiastiche.

Il giovane era entrato a far parte della comunità nel 2014

Giunto in Italia a soli 6 anni e mandato in collegio all'età di 10 dai genitori che lo avevano adottato, dato che non riuscivano a gestirne il comportamento, il giovane in questione venne accolto nel 2014 nella comunità "Oasi 7", lavorando presso la struttura in cambio di vitto e alloggio. Gli venne promesso che poi sarebbe stato assunto nella cooperativa "Rinnovamento" che si trova ad Antegnate, in provincia di Bergamo. Il ragazzo si rese conto immediatamente che il frate non conduceva affatto una vita spartana, ma bensì viveva nel lusso, che mal si accompagnava allo stile di vita francescano.

Dopo tre mesi poi dal suo ingresso nella comunità, padre Zanotti incomincio gli approcci sessuali, invitando il giovane a bere nella sua stanza e spingendolo ad avere con lui rapporti intimi, che venivano ricompensati dal frate con costosi regali al ragazzo. Zanotti assecondava ogni sua richiesta.

Dopo un anno il giovane va via dalla comunità

Nonostante i soldi e gli omaggi di cui il frate faceva dono al ragazzo, e le minacce di una vita di stenti e di solitudine lontano dalla sua protezione, il giovane trovò il coraggio di andarsene dopo un anno e rimase lontano dalla comunità per quasi un anno. Dietro le promesse - poi mantenute - del frate, che gli prospettò di vivere in un ambiente tutto suo, all'interno di "Oasi 7", e di ricompensare il suo lavoro con una vera e propria retribuzione, tornò a condurre la sua vita tra quelle mura, accorgendosi della gelosia e della possessività del frate, che nel frattempo erano aumentate a dismisura.

Don Zanotti faceva pesare al ragazzo di non avere possibilità economiche: "Ci vogliono i soldi, caro mio. Io ne ho tanti e tu non hai niente". Lo costrinse persino ad assumere del Viagra e lo minacciò spesso. Ma il ragazzo a marzo di quest'anno ha lasciato nuovamente la comunità, deciso a non rimanere schiacciato dai ricatti e dai soprusi di padre Antonio. Degli albanesi che lì risiedevano, lo raggiunsero all'esterno della stessa, lo presero botte, intimandogli di non tornare mai più nella comunità. Le richieste dell'avvocatessa Laura Sgrò, legale del giovane, sono volte a misure cautelari urgenti e alla riduzione allo stato laicale di padre Antonio Zanotti da parte della Chiesa. Richiesto un intervento urgente anche ai magistrati. L'avvocatessa Sgrò vuole, tra l'altro, sapere da dove provengano le ricchezze che possiede il frate e come mai non gli sia stato finora chiesto conto del loro utilizzo.