Un uomo vestito con la casacca arancione solitamente indossata dagli ostaggi dei gruppi terroristici di matrice islamica; è in ginocchio e guarda verso terra mentre fa un appello per la sua liberazione. Dietro di lui incombono due guerriglieri incappucciati ed armati di mitra. Questo è il contenuto del video diffuso nelle scorse ore da Site Intelligence Group, un’associazione americana che si occupa di monitorare e rendere nota l’attività in rete delle organizzazioni jihadiste.

L’ostaggio che parla in questo filmato è Alessandro Sandrini, trentaduenne proveniente da Folzano, in provincia di Brescia, scomparso in Turchia durante un viaggio organizzato nel 2016.

Per la direttrice di Site, Rita Katz, sono molti i misteri che ruotano intorno a quello che sembra un vero e proprio sequestro di persona.

Il drammatico racconto del giovane sequestrato

Secondo l’associazione Sandrini si troverebbe in Siria; insieme a lui ci sarebbe un altro ostaggio, il giornalista giapponese Jumpei Yasuda, scomparso nel 2015, che appare in un altro filmato.

Probabilmente si tratta di un sequestro finalizzato alla richiesta di un riscatto da parte dei rapitori che potrebbero anche non far parte dei principali gruppi terroristi che operano sul territorio. Infatti l’organizzazione Site fa notare come gli account legati all’Isis o ad Al Qaeda non diano nessuna notizia del video, né rivendichino l’azione, alimentando incertezze sull’identità dei sequestratori.

L’italiano esordisce ricordando la data in cui è stata registrata la scena: il 19 luglio 2018; ma subito dopo l’appello diventa drammatico: “Questa è l’ultima volta che mi permettono di comunicare” dice il giovane.

Le minacce dei carcerieri e l’appello del padre di Sandrini

Sandrini chiede alle autorità italiane di intervenire in tempi rapidi perché dopo due anni di prigionia la situazione è ormai insostenibile.

Il giovane continua raccontando le minacce dei suoi carcerieri che gli avrebbero detto di essere stufi di aspettare e pronti ad ucciderlo se non si arrivasse rapidamente ad una soluzione.Chiaro il riferimento al pagamento di un riscatto. Le ultime sue parole sono disperate: “Non vedo futuro”.

Anche suo padre, Gianfranco Sandrini, venuto a conoscenza del filmato, chiede un rapido intervento dall’Italia, perché suo figlio “non può essere lasciato morire”.

L’uomo racconta come la sia famiglia in questi anni si sia sentita abbandonata dalle istituzioni e del disinteresse dei politici per il caso.

Alessandro è partito il 3 ottobre 2016 per un viaggio organizzato di una settimana in Turchia. Dopo uno scalo ad Istanbul si è diretto ad Adana, cittadina a circa 180 chilometri da Aleppo, ma da quel momento nessuno ha saputo più nulla di lui. Dopo più di un anno, il 19 ottobre 2017 ha telefonato per la prima volta alla madre raccontando di essere stato rapito. Altre chiamate sono arrivate il 3 dicembre e poco prima di Natale, tutte con la richiesta di soldi allo Stato italiano.

Adesso arriva anche il video che per lo meno dimostra che il giovane è ancora vivo.

Il Ministero degli Esteri, come in casi analoghi, ha scelto di mantenere il massimo riserbo sulla vicenda.