Giornate di dolore per l'intera penisola italiana, giornate dedicate al cordoglio per le decine di vittime scaturite a seguito del crollo del Ponte Morandi, struttura storica della città di Genova, un simbolo dell'indistrializzazione della Liguria. In attesa di conoscere il dato effettivo delle vittime, da alcuni giorni sembra iniziata l'analisi delle cause che potrebbero avere portato alla caduta di circa cento metri di viadotto, dividendo di fatto in due la viabilità della città di Genova, limitando allo stesso tempo il traffico veicolare su gomma del nord-ovest dell'Italia.

Dopo la giornata di lutto nazionale si continua a cercare eventuali dispersi sotto le macerie, iniziando a valutare eventuali scelte di costruzione rivedibili.

Un esempio di ingegneria estrema

Dai sopralluoghi effettuati in queste ultime ore, quello che sembra emergere è un quadro poco rassicurante. Non solo lo stato della struttura che necessitava di ulteriori attenzioni oltre a quelle concesse nel corso degli anni, ma l'occhio degli esperti sembra soffermarsi in modo particolare sulle tecniche adoperate in fase di costruzione. Quello che sembra emergere agli occhi dell'Italia è una serie di tecniche di costruzioni invasive, che nel corso degli anni hanno dato vita ad un quadro di simbiosi collettiva tra abitazioni, viadotto, linea ferroviaria e zona industriale.

L'analisi dell'area mostra infatti come la costruzione successiva alle abitazioni del Ponte Morandi avesse di fatto creato uno scenario dove le stesse abitazioni fossero a stretto contatto con l'arteria autostradale: trattasi di uno dei tratti sotto il controllo del concessionario Autostrade per l'Italia, che negli ultimi giorni ha voluto gettare acqua sul fuoco formulando la sua volontà di ricostruire in circa otto mesi un nuovo ponte, questa volta metallico, per andare a sostituire in loco e in modo completo il viadotto crollato.

Finisce l'era del cemento

Il crollo del Ponte Morandi di Genova ha sancito di fatto la fine dell'era del cemento compresso. Una tecnica di costruzione che nel corso degli anni ha mostrato tutta la sua fragilità, subendo forse in modo inaspettato le intemperie e lasciando di fatto ai cittadini delle strutture difficili da gestire per costi e tempistiche, da sottoporre a manutenzione continua.

Infatti proprio la manutenzione sembra essere il nodo cruciale: gli elevati costi e la difficoltà di rinnovare le strutture avrebbero portato nel corso degli anni ad un lento degrado, con un indebolimento sistematico dell'intera struttura.