Il prossimo 17 settembre comincia a Montecarlo un processo molto atteso dagli abitanti del Principato: quello per l’uccisione, in un vero e proprio agguato, della donna più ricca di Monaco, l’ereditiera Hélène Pastor. Alla sbarra, insieme ad altre nove persone, c’è il compagno di Sylvia – la figlia della vittima – Wojciech Janowski, 69enne ex console onorario della Polonia, accusato di essere stato il mandante dell’omicidio.

Tutti si chiedono se ci sia davvero lui dietro l’efferato crimine. L’uomo inizialmente si era accollato la responsabilità del delitto, salvo poi ritrattare tutto, con la scusa della scarsa comprensione della lingua francese; comunque a suo carico ci sono molti indizi e soprattutto la confessione dell’intermediario che ha reclutato i killer a Marsiglia per 140 mila euro.

L’agguato nel parcheggio di un ospedale a Nizza

Tutto comincia il 6 maggio del 2014: quella sera due uomini sono appostati nel parcheggio della casa di cura L’Archet di Nizza, dove il figlio di Hélène, Gildo Pastor, è ricoverato in seguito ad un infarto. I sicari fanno fuoco contro la miliardaria 77enne ed il suo autista Mohamed Darvish. Inizialmente gli inquirenti pensano che sia proprio lui, deceduto dopo quattro giorni, il vero obbiettivo dell’agguato.

Però, a sorpresa, è proprio l’ereditiera dal suo letto d’ospedale a chiedere di parlare con i poliziotti, perché avrebbe qualcosa da dire. Ma purtroppo le sue condizioni si aggravano improvvisamente, fino alla morte, sopraggiunta dopo due settimane.

Tuttavia i numerosi errori degli assassini – sicuramente non dei killer di professione – permettono di individuarli rapidamente e di risalire a chi li ha assoldati: si tratta di Pascal Dauriac, il personal trainer di Sylvia e Wojciech Janowski.

I Pastor, una delle famiglie più potenti a Montecarlo

Sono tante le leggerezze commesse dai sicari: dalle tracce di Dna lasciate nel bagno della camera d’albergo in cui alloggiavano a Nizza, al non essersi cambiati d’abito dopo essere stati ripresi dalle videocamere presenti nel luogo del delitto; per non parlare della scelta di tornare a casa a Marsiglia in taxi, fornendo così altri segni del loro passaggio.

Ultimo loro errore, il non aver pensato a distruggere le schede telefoniche con cui erano entrati in contatto con i mandanti.

Saputo di Dauriac, per gli investigatori è stato facile arrivare al compagno di Sylvia Pastor, un ex croupier di Varsavia che negli anni ’80 aveva conquistato il cuore di una delle donne più ambite del Principato.

Infatti i Pastor, sono tra i più grandi costruttori ed immobiliaristi di Montecarlo e possiedono 5 mila appartamenti, che compongono un patrimonio stimato di circa 20 miliardi di euro.

Wojciech Janowski, pur non sposando mai la sua compagna, forse per un tacito accordo con i familiari, era riuscito a diventare una delle personalità più in vista a Monaco, grazie anche alle numerose attività benefiche da lui avviate e patrocinate da Charlène, la moglie del principe Alberto.

Ma gli inquirenti hanno scoperto pure alcuni pessimi affari portati avanti dall’uomo all’estero, come l’acquisto di una raffineria molto indebitata a Gorlice, in Polonia. Quindi dietro al delitto della matriarca ci sarebbero motivi finanziari.

Tuttavia l’ex console onorario nega ogni addebito ed assicura di essersi assunto ogni colpa solamente per proteggere la sua Sylvia, da tempo malata di tumore.

Eppure dai documenti delle banche monegasche risulta essere stato proprio lui a prelevare, solo pochi giorni prima del delitto, i soldi necessari per pagare gli intermediari e gli esecutori materiali dell’agguato.