Saranno sei oppure otto i migranti sbarcati dalla nave della Guardia Costiera 'Diciotti' che nei prossimi giorni dovrebbero arrivare in una diocesi della Regione Campania. Successivamente - laddove ve ne fosse occorrenza - ne potrebbero arrivare a Napoli altri sei/otto circa. La diocesi napoletana, infatti, ha comunicato la propria disponibilità ad accogliere i profughi nella parrocchia di San Giorgio, in via Duomo, guidata dal sacerdote don Angelo Berselli, e nella casa colonica delle fontanelle, con a capo il prete don Antonio Loffredo.
La posizione della diocesi
Sulla vicenda, il vicario episcopale della Curia di Napoli nonché responsabile del settore 'Carità e Giustizia' della curia, don Tonino Palmese, si è così espresso: "La nostra diocesi non intende prendere parte al gioco al massacro che sta portando avanti il governo italiano. La Chiesa segue la logica del Vangelo di Cristo, ossia quella della solidarietà e dalla cultura dell'accoglienza e dell'integrazione verso i nostri fratelli che hanno bisogno di aiuto".
I migranti
Per i migranti della nave Diciotti, oggi, mercoledì 29 agosto 2018, è stato il loro primo vero giorno di riposo. Stremati e stanchi dal viaggio, sono giunti in Italia, raccontando le loro storie agli operatori dell'assistenza sociale e ai giornalisti che li hanno intervistato.
Racconti atroci, storie strazianti di sofferenza e di dolore, anni e anni di violenze e vessazioni subite. Si tratta di circa 100 migranti, 92 di sesso maschile e 8 di sesso femminile, tutti di nazionalità eritrea, che nelle ultime ore sono stati ospitati per un primo soccorso nel centro di accoglienza 'Mondo Migliore' di Rocca di Papa, nella città metropolitana di Roma Capitale, in attesa di essere distribuiti nelle varie diocesi e curie italiane che hanno comunicato alla C.E.I.
(Conferenza Episcopale Italiana) la propria disponibilità ad accoglierli. I profughi hanno espresso la loro gratitudine con meraviglia e stupore. Tra di loro vi sono anche cristiani coptisi, rimasti esterrefatti dal fatto che il Papa in persona sia intervenuto per sbloccare la loro situazione. Molti di loro hanno raccontato che, prima di giungere in Italia, sono stati tenuti prigionieri in Libia, in un magazzino sotterraneo, e di essere stati venduti 2 o 3 volte. In uno stato di assoluta prigionia vi erano anche donne in gravidanza che hanno partorito circa 16 neonati per poi vederli morire sotto i propri occhi solo pochi mesi dopo.