Tempi duri per Il Celeste ex presidente della Regione Lombardia. Dopo la condanna a 7 anni e 6 mesi per corruzione, arrivata nel processo di appello per il caso San Raffaele-Maugeri, Roberto Formigoni rischia seriamente di finire dietro le sbarre (se la condanna dovesse essere confermata anche in Cassazione). Una situazione drammatica per un uomo abituato a dare del tu al potere che, nonostante il voto di povertà fatto come Memor Domini di Comunione e Liberazione, passava le sue vacanze a bordo di yacht in scenari da sogno. Ebbene, il sogno di Formigoni ora sembra definitivamente infranto, per questo ha deciso di rilasciare una drammatica intervista al Corriere della Sera in cui parla della sua difficile situazione economica e se la prende con i pm che, a suo dire, “se potessero lo fucilerebbero”.

L’intervista al Corriere: ‘Perché pago solo io?’

È un Roberto Formigoni che suscita quasi pena quello che si presenta davanti al taccuino del giornalista del Corriere della Sera Maurizio Giannattasio. Il Celeste si dice “costernato” per la sentenza che lo ha condannato a 7 anni e mezzo per corruzione, aumentando addirittura i 6 anni inflitti in primo grado. Non riesce proprio a spiegarsi perché, per quegli atti collegiali della giunta regionale in favore delle cliniche San Raffaele e Maugeri, sia stato il solo a pagare. Nonostante fosse lui il presidente, dotato di pieni poteri, da solo, dice, non avrebbe potuto compiere nessun “atto di spesa”. Comunque sia, tutte le accuse mosse nei suoi confronti sarebbero frutto di errori investigativi, perché lui è convinto di non aver favorito interessi privati.

‘Non un solo euro riconducibile a Formigoni’

Per quanto riguarda, invece, il famigerato tesoretto di 6 milioni e mezzo di euro che avrebbe nascosto in qualche paradiso fiscale, Roberto Formigoni ci tiene a sottolineare che, nonostante le ripetute rogatorie fatte in ogni angolo del mondo, non è stato trovato niente. Ecco allora che, si scalda, visto che “non hanno trovato un solo euro riconducibile a Formigoni”, gli inquirenti si sarebbero inventati il “concetto di utilità”.

Con questo termine, “utilità”, unito a “scambio amicale”, Formigoni definisce infatti le luculliane regalie ricevute per decenni dal fraterno amico Pierangelo Daccò, il quale “organizzava vacanze con gli amici”. Dunque, niente di strano e, tantomeno, nessun reato, nel ricevere regali preziosi e benefit di ogni tipo.

Il Celeste è diventato povero

La conclusione dell’intervista prende poi quasi un risvolto drammatico. Alla domanda del giornalista su come riesca a vivere adesso dopo i sequestri di beni effettuati dalla procura, Formigoni risponde confermando che gli è stato “sequestrato tutto”. Bazzecole come 6 “appartamentini” e tre auto “utilitarie”, naturalmente possedute in “comproprietà” con i suoi “fratelli”. Ma non solo, perché, venghino signori venghino, nel giugno scorso la Corte dei Conti gli avrebbe tolto l’intera pensione (sequestrabile per legge solo fino ad un quinto, dice). Pensione che rappresentava la sua “unica fonte di sostentamento” non potendo, purtroppo per lui, usufruire del vitalizio.

Ciliegina sulla torta formigoniana sono i 2000 euro messi da parte per un viaggio e adesso “messi via”. Ma perché, se Formigoni è rimasto a secco, pensa ancora a fare le vacanze con 2000 euro invece di pagarci le bollette?