Continuano le truffe sui diamanti venduti a prezzi gonfiati ai danni dei clienti di numerose banche. Nonostante le denunce da parte di associazioni come Altroconsumo, sfociate anche in inchieste dell’Antitrust e multe salate ai danni degli operatori, giungono nuove notizie di denunce da parte di risparmiatori truffati. L’ultima vicenda, in ordine di tempo, è stata portata all’onore delle cronache dal quotidiano La Nazione che riferisce di un imprenditore della Lucchesia che aveva investito nelle pietre preziose la bellezza di 350 mila euro.

Imprenditore vittima della truffa dei diamanti

Secondo quanto riferito dal quotidiano fiorentino, uno dei casi più rilevanti emersi negli ultimi tempi in merito alla truffa dei diamanti, che ha coinvolto migliaia di risparmiatori in tutta Italia, è quello di un imprenditore cinquantenne di Castelnuovo Garfagnana, in provincia di Lucca, che sarebbe stato convinto dai funzionari della banca presso la quale era correntista ad investire, nel periodo tra il 2014 ed il 2016, 350 milioni di euro nell’acquisto di 8 diamanti. Successivamente, l’imprenditore ha scoperto che il valore reale delle pietre acquistate era molto inferiore, da qui la denuncia per truffa sporta verso i funzionari della banca in questione.

Su questo, come su altri casi analoghi ma di valore inferiore, sta ora indagando la Procura di Lucca, anche se è probabile che questi fascicoli siano destinati a confluire nella maxi inchiesta che la Procura di Milano sta portando avanti nei confronti della società Intermarket Diamond Business S.p.A. (IDB), società che materialmente effettuato la vendita dei diamanti.

Diamanti in banca a prezzi gonfiati: l’intervento dell’Antitrust

Quella dei diamanti venduti a prezzi gonfiati è una truffa denunciata già qualche anno fa da numerose associazioni dei consumatori. Una di queste segnalazioni, quella di Altroconsumo, aveva anche portato ad una inchiesta dell’Antitrust conclusa con una serie di sanzioni comminate alle banche che proponevano questo tipo di investimenti e alle società che si occupavano della vendita dei diamanti, tra cui la stessa IDB, destinataria di una multa di 2 milioni di euro a seguito della quale aveva cessato l’attività di vendita di diamanti.

Le scorrettezze rilevate dall’Antitrust riguardavano proprio il prezzo di vendita, che era circa il doppio del reale valore di mercato e, soprattutto, le modalità per rientrare dell’investimento, definito “sicuro, redditizio ed esentasse”. Nel caso in cui l’investitore avesse deciso di rivendere i diamanti, avrebbe infatti dovuto attendere che il venditore fosse riuscito ai piazzarli ad un altro cliente ad un prezzo superiore a quello di acquisto, impresa alquanto improbabile visto che già questo era vistosamente gonfiato. Per non parlare delle commissioni di uscita piuttosto salate e taciute al momento della stipula del contratto di acquisto.

Un meccanismo perverso che si traduce in una perdita certa da parte dell’investitore attratto da un facile guadagno e che ha fatto migliaia di vittime tra i clienti delle banche, visto che questo era il canale utilizzato per la vendita.

Un numero di truffati evidentemente difficile da stabilire con precisione dal momento che, ancora oggi, continuano ad arrivare denunce in tal senso, come nel caso dell’imprenditore toscano che aveva affidato i suoi risparmi a questo sistema.