Il servizio sismologico degli Stati Uniti ha rilevato questa notte una scossa di terremoto di magnitudo 6.8 gradi, il cui epicentro è stato localizzato nell'isola greca di Zacinto, alle ore ore 00.54. La scossa è stata avvertita in alcune regioni del Sud Italia, in particolare nelle città italiane che si affacciano sulla costa ionica. Nella notte è stato l'Istituto italiano di Vulcanologia a diramare un alert che avvertiva di un rischio preciso: quello di uno tsunami provocato dalla forte scossa. Per la costa ionica di Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia l'allarme tsunami è stato di colore arancione per tutta la notte, corrispondente ad un innalzamento delle acque di ben un metro, pertanto è stato consigliato di non stazionare lungo le spiagge.

L'allarme è rientrato alle 6.48 del mattino e lo stesso istituto ha fatto sapere che non si sono registrati danni a cose o persone, ma soltanto un'onda di dieci centimetri nei pressi di Crotone. Se non ci saranno altri fenomeni nelle prossime ore, secondo l'Ingv non subentreranno ragioni per pensare a un nuovo rischio tsunami.

Terremoto Ionio, tanti nei secoli

La zona resta in costante osservazione da parte dell'Istituto Italiano di Vulcanolologia. Per condizioni geologiche, la costa ionica è storicamente soggetta a maremoti. Si ha conoscenza di un violento maremoto già nel 362 d.C. che interessò lo stretto di Messina. Avvenimenti simili si sono riproposti nel corso dei secoli, così un maremoto del febbraio 1169 fece ben 20.000 vittime nella sola città di Catania.

Nel gennaio del 1693 le vittime complessive furono 60.000. Neanche un secolo dopo, nel 1783, Reggio Calabria perse altre 1.500 abitanti e Messina 630, sempre a causa di un maremoto. Le due città vennero colpite anche nel 1908. La costa ionica è una delle zone più esposte del pianeta per i maremoti detti locali, mentre per i maremoti tettonici è l'Oceano Indiano la zona di riferimento: qui un maremoto del 2004 contribuì a diffondere la dicitura giapponese "tsunami".

Rischi tsunami anche per scivolamento Etna, ma Terremoto Grecia è un'altra cosa

La costa ionica è interessata da un generico allarme tsunami anche per lo scivolamento verso il mare del Monte Etna, che un recente studio ha rilanciato in quanto nuove misurazioni hanno rilevato un movimento superiore a quanto ritenuto in precedenza.

Si tratta di un fenomeno lento e difficile da rivelare eppure, secondo i vulcanologi, il versante sud-est dell'Etna nel 2017 è scivolato verso il mare di 4 centimetri in 8 giorni. Secondo la rivista Science Advanced, l'Etna ha dunque un "piede" che non poggia sulla camera magmatica, bensì direttamente sul mare. Ci si chiede se ciò possa causare una frana violenta e un conseguente rischio tsunami, ma secondo tutti i dati disponibili è impossibile prevedere con precisione il fenomeno. La scossa della scorsa notte, ad ogni modo, non sembra dipendere dall'attività dell'Etna, il vulcano più alto e attivo d'Europa.