Un processo determinato da un collasso gravitazionale starebbe minando la già precaria stabilità del vulcano attivo più alto d’Europa. Questo è quanto scaturito da una ricerca condotta da un gruppo internazionale di scienziati, costituito, tra gli altri, da alcuni membri dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Catania e Osservatorio Etneo. Pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”, lo studio ha evidenziato sostanzialmente il progressivo scivolamento di una buona parte del versante sudorientale dell’Etna verso il mar Ionio.

Minaccia tsunami

Il fenomeno, oggetto di studio da parte dell’equipe internazionale, non suscita certo reazioni rassicuranti. Il rischio concreto consisterebbe in un terremoto di portata catastrofica, tra terra e mare: uno tsunami. Il flusso magmatico, infatti, potrebbe facilmente innescare una graduale e crescente instabilità del terreno lungo il percorso sotterraneo, mentre la dinamica delle forze gravitazionali potrebbe indurre un collasso del vulcano, che cederebbe schiacciato dal suo stesso peso. Evento peraltro già noto, poiché registrato durante i tragici terremoti che hanno interessato le Hawaii, in particolare i vulcani di Mombacho e di Kilauea.

Sinergia letale

Alla base del fenomeno, dunque, non ci sarebbero le eruzioni o le conseguenti scosse sismiche, bensì la forza di gravità, che, stimolata dall’instabilità del flusso magmatico, provocherebbe un lento ma inesorabile scivolamento dei versanti vulcanici, determinandone un inevitabile crollo.

La conclusione dello studio è giunta in seguito all’analisi dei dati raccolti durante un attento monitoraggio tra l’aprile 2016 e il luglio 2017 da un gruppo di ricercatori del Geomar, istituto di ricerca tedesco. Gli esperti hanno installato cinque sensori subacquei programmati per osservare il fondale marino lungo la costa ionica, i quali non hanno rivelato nulla di anomalo per i primi 15 mesi, ma, nei successivi 10 giorni del maggio 2017, hanno evidenziato un improvviso movimento di 4 centimetri verso est del fianco sudorientale dell’Etna, contestualmente ad un moto di faglia indipendente da scosse sismiche nell’area interessata.

Inoltre, il segnale dei trasponder aumentava man mano che si scostava dal sistema magmatico, verso la costa e sott’acqua, pur non riportando alcun incremento dell’attività magmatica stessa.

Conseguenze e rischi

Le analisi effettuate hanno constatato una media annua di 2 o 3 centimetri di scostamento, un dato piuttosto significativo dal punto di vista geologico.

Tuttavia, il direttore dell'Osservatorio Etneo dell'INGV, Eugenio Privitera, invita a non cedere agli allarmismi, poiché, sottolinea: "non ci sono elementi per parlare di eventi catastrofici imminenti”.