Luigi Chiatti rompe il lungo silenzio. L’uomo, che è stato condannato per aver ucciso nell’ottobre del 1992 il piccolo Simone Allegretti, di soli quattro anni, e nell’agosto del 1993 il tredicenne Lorenzo Paolucci, ha inviato una lunga lettera all’Unione Sarda. Chiatti, 50 anni, che sta scontando la pena a trent’anni, è stato giudicato seminfermo di mente e dal 2015 si trova presso la Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Capoterra in Sardegna. Ai primi di ottobre i giudici del tribunale di sorveglianza di Cagliari hanno stabilito che il detenuto è ancora “socialmente pericoloso”: quindi dovrà essere ospitato almeno fino al 2020 nella struttura.
Tuttavia, colui che si è autodefinito “il mostro di Foligno” ha deciso di parlare, rivolgendosi in primo luogo ai parenti delle vittime, per dimostrare di essere cambiato.
La lettera di Luigi Chiatti ai famigliari delle vittime
Chiatti spiega di aver voluto scrivere la lettera proprio in seguito al clamore suscitato dalla notizia della decisione del tribunale di Cagliari, con i mass media che dopo anni sono tornati ad occuparsi alla vicenda dei due infanticidi compiuti dal “mostro di Foligno”. L’uomo si dice consapevole che gli orrendi delitti da lui commessi causano ancora parecchio dolore in molti, tanto da far sorgere il dubbio sull’opportunità di concedere ad un pluriomicida la possibilità di rifarsi una vita, ritornando tra la gente in società.
L’assassino si scusa ai parenti delle vittime, ma non chiede perdono, perché è consapevole che “sarebbe difficilissimo” da concedere. Però vorrebbe che gli venisse concessa almeno la possibilità di dare “un senso” al sacrificio dei due piccoli innocenti: anche da un evento così terribile può sorgere qualcosa di positivo, dal male può rinascere la luce, attraverso un processo di trasformazione interiore e di rinascita della persona.
Il lungo percorso di riabilitazione prima del reinserimento
Insomma, Chiatti si dice profondamente cambiato, di essere una persona completamente differente da quella raccontata dai mass media, che continuano a divulgare l’immagine ormai cristallizzata e lontana del tempo del “mostro di Foligno”.
L’uomo racconta dei progressi avvenuti, grazie al lavoro agli operatori, che lo hanno portato ad “essere ben voluto” da tutti coloro che lo hanno conosciuto personalmente e che ha cercato di aiutare in questo cammino di riabilitazione. Inoltre racconta di aver cominciato dal 2016 anche un “percorso esterno”, in cui gode di licenze accompagnate dagli operatori che fanno parte di quella fase di reinserimento del detenuto. Insomma Chiatti ci tiene a sottolineare di essere ormai un uomo diverso da quello che uccise barbaramente due bimbi, pronto a dare tanto agli altri per riscattare quello che è avvenuto e che mai sarebbe dovuto avvenire. “Se potessi ritornare indietro nel tempo, non farei più quello che ho fatto – conclude la sua lettera dal Rems – quello che ho compiuto è stato solo distruzione della vita e disprezzo del creato, scusatemi”.