Si chiama Marco, è italiano ed è ancora a piede libero. Sarebbe lui, secondo gli inquirenti, l'uomo che ha fornito un mix di pasticche per stordire Desiree, la ragazza violentata ed uccisa all'interno di uno stabile occupato a San Lorenzo, a Roma. Si tratterebbe di antiepilettici e antipsicotici, quei farmaci utilizzati per indurre in Desiree l'incapacità di reazione e ridurla, in questo modo a "mero oggetto di soddisfazione sessuale" come scrive il giudice nell'ordinanza che incrimina i tre fermati a Rom, trattenendoli in galera con l'accusa di omicidio volontario e violenza sessuale pluriaggravata.

All'interno dello stabile, al momento dello stupro e dell'uccisione della giovane ci sarebbero state anche tre donne, una italiana e due straniere, che avrebbero aiutato in seguito a rivestire Desiree quando non era ormai più in vita. Sono loro a fornire agli inquirenti ulteriori spunti di indagine.

Desiree sarebbe stata in crisi di astinenza

Desiree sarebbe arrivata all'interno del palazzo occupato il 17 ottobre, sarebbe stata in crisi di astinenza ma senza soldi per acquistare dell'eroina, pur avendo comunque un giro di conoscenze al quale rivolgersi. I racconti di chi è presente nello stabile ricostruiscono ciò che è avvenuto subito prima della morte della ragazza. Narcisa afferma di essere giunta all'interno dello stabile occupato attorno alle 13.10 e di aver visto Desiree assieme a Ibrahim (Brian Minteh) a Youssef (Yusif Saila) e Sisco (Chima Alinno).

A quest'ultima la ragazza avrebbe chiesto dell'eroina, ma lui non gliela avrebbe data. Narcisa riferisce ancora ciò che le ha detto Muriel, donna straniera di 35 anni.

Muriel ha raccontato al gip che a Desiree sarebbe stato somministrato un mix di gocce pasticche e tranquillanti, prima della violenza da parte di Paco e Youssef.

La stessa Muriel infatti afferma di essere giunta all'interno dello stabile attorno alle 20, allertata da un certo Hyten che le avrebbe chiesto di rivestire la ragazza, dato che non era più in grado di muoversi, probabilmente già morta. Arrivata sul posto avrebbe trovato Desiree nuda dalla vita in giù, sospettando dunque che qualcuno l'avesse violentata.

Nel caso di un rapporto consenziente infatti, secondo l'interrogata, la ragazza avrebbe provveduto a rivestirsi da sola, cosa che non è avvenuta. Muriel avrebbe poi trovato, all'interno dei pantaloni della ragazza, una boccetta di Tranquillit mezza vuota. Stessa sostanza che, sempre secondo la donna, sarebbe stata fatta assumere a Desiree insieme al Metadone, prima dello stupro.

Gli assassini: 'Meglio lei morta che noi in galera'

'Meglio lei morta che noi in galera', secondo quanto riportato da numerose testate sarebbe stata questa la frase gridata all'indirizzo di chiunque si azzardasse ad avvicinarsi a Desiree mentre si stava sentendo male. Lo stato di sonnolenza della ragazza, tramutato presto in stordimento ed in seguito in vera e propria incoscienza non ha infatti impedito ai tre imputati di trasportarla dal container al capannone all'interno dello stabile e di minimizzare coi presenti quanto stesse accadendo.

Secondo il Gip infatti i tre avrebbero coscientemente ridimensionato la gravità delle condizioni di salute di Desiree, impedendo i soccorsi e sacrificando così in modo lucido la povera ragazza per garantirsi l'immunità o comunque la "seccatura" di un eventuale controllo da parte delle forze dell'ordine.