"Dovete farmi uscire. Non ce la faccio a restare dentro casa, mi hanno ammazzato la figlia". Sarebbero state queste le parole di Gianluca Zuncheddu, 36 anni, padre di Desiree, la ragazza trovata assassinata all'interno di uno stabile di Roma, nel quartiere di San Lorenzo. "Era bella e ingenua", dichiara il nonno dalla sua casa di Cisterna di Latina, a pochi passi da dove la ragazza abitava in compagnia della madre e della sorella più piccola. Zuncheddu, padre di Desiree, gira in casa, vorrebbe andare via, forse verso Roma, ma non può, è agli arresti domiciliari.

La sua situazione sentimentale con Barbara Mariottini, la sua compagna, madre di Desiree, fino a poco tempo fa, era tesa, tanto da indurre la donna a lasciarlo. In seguito però le preoccupazioni per il destino della figlia le avevano fatto cambiare in parte idea. Preoccupata per le "frequentazioni sospette" di Desiree, la donna avrebbe chiesto al suo ex di intervenire per appianare la situazione.

Il passato da spacciatore e gli arresti. Poi la richiesta d'aiuto della ex: 'Desiree ha frequentazioni sospette'

I precedenti di Zuncheddu hanno imposto la permanenza forzata all'interno della sua abitazione. Il suo non è un cognome qualsiasi nel territorio di Cisterna di Latina. Considerato uno dei boss dello spaccio di droga, è stato infatti arrestato nel 2012 nell'ambito dell'indagine dei carabinieri denominata "Bassotti".

Prima del fermo Zuncheddu aveva subito un tentato omicidio. Qualcuno gli aveva sparato per ritorsione. Malgrado il rapporto con la sua ex non fosse idilliaco, la donna gli avrebbe chiesto di intervenire per controllare i comportamenti di Desiree. Barbara Mariottini aveva infatti trovato, ad agosto, nella stanza dell'adolescente, della droga e degli psicofarmaci.

Non sapeva cosa fare. Ha chiamato Zuncheddu chiedendogli di intervenire. Lui agisce con decisione, malgrado la restrizione del Tribunale che gli imponeva il divieto di avvicinamento alla figlia. Incontra Desiree a Cisterna di Latina in compagnia di due stranieri. Allontana i due in modo brusco e schiaffeggia la figlia. Desiree, a questo punto si dirige verso il più vicino comando di polizia per denunciare l'accaduto.

La sua dichiarazione per maltrattamenti ottiene effetti immediati. Le Forze dell'Ordine informano il magistrato competente sull'accaduto specificando la violazione del divieto di avvicinamento. A questo punto a Zuncheddu vengono imposti gli arresti domiciliari.

La situazione precipita: gli ultimi giorni di Desiree

Il provvedimento viene imposto a Zuncheddu malgrado la testimonianza dell'ex. E' proprio Barbara Mariottini infatti a raccontare alle Forze dell'Ordine di essere stata lei a chiamare l'ex-marito chiedendogli di intervenire. La situazione precipita velocemente nel giro di due settimane. Desiree viene segnalata dai carabinieri per aver ceduto degli psicofarmaci. Il padre, anche se agli arresti domiciliari cerca di intervenire lo stesso, sfruttando le sue conoscenze.

Secondo un'amica di Desiree, il padre le stava facendo terra bruciata attorno per non farle procurare le dosi di droga a Cisterna. Per questo la ragazza si sarebbe spostata verso Roma. Fino a quel venerdì, giorno della tragica scomparsa.