Se il pianeta rosso abbia mai ospitato la vita, i ricercatori non sanno dirlo. Quel che è certo, invece, è che per le condizioni di recente emerse su Marte potrebbero esserci microrganismi e, forse, anche forme di vita più complesse. Dopo la sensazionale scoperta fatta quest'estate di un lago d'Acqua liquida salata posto a un chilometro e mezzo di profondità sotto i ghiacci del polo sud di Marte, ora la comunità scientifica svela un'ulteriore sorprendente novità. Secondo una ricerca del Caltech, il 'California Institute of Technology', appena pubblicata sulla rivista 'Nature Geoscience', nell'acqua scoperta sul pianeta rosso ci sarebbe ossigeno a sufficienza per ospitare la vita.

Su Marte acqua e ossigeno

Nell'acqua del lago salato scoperto lo scorso luglio da ricercatori italiani, ci sarebbero elevate concentrazioni di ossigeno. I risultati di una ricerca appena pubblicata realizzata dal gruppo degli scienziati del 'California Institute of Technology' diretto da Vlada Stamenkovi, confermano e approfondiscono i dati forniti finora dai colleghi italiani che già avevano ipotizzato la vita su Marte. La presenza di ossigeno disciolto nell'acqua marziana sarebbe tale che potrebbe esserci vita: microrganismi innanzitutto, ma forse anche organismi più complessi quali le spugne. Finora si riteneva impossibile che su Marte potessero esserci forme di vita in grado di respirare ossigeno, dal momento che l'atmosfera del pianeta rosso è poverissima di questo elemento.

Invece, secondo il gruppo di lavoro di Stamenkovi, in un serbatoio d'acqua salata del genere "ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto". Secondo lo studio, inoltre, sarebbero particolarmente elevate nel sottosuolo delle regioni polari. La comunità scientifica americana battuta sul tempo da quella italiana a cui va il merito di aver scoperto il bacino d'acqua salata, non ha gradito d'essere stata superata per meriti indiscutibili dai nostri ricercatori dell'Agenzia spaziale italiana, dell'Inaf, delle università La Sapienza e Roma Tre e del Cnr.

Ha dovuto citare la scoperta imprescindibile per le ricerche successive, ma ha evitato di esporla in copertina nella recente pubblicazione sulla rivista 'Nature Geoscience'. E invece ha dato pienamente risalto agli ultimi dati del 'California Institute of Technology'. Ciò che importa è che queste notizie aggiuntive spingano la Nasa a intensificare le ricerche su Marte.

Con sonde in grado di perforare il ghiaccio e scoprire cosa possa nascondere.

Acqua liquida su Marte, una scoperta tutta italiana

La ricerca di acqua su Marte è cominciata nel 1997. Il radar italiano Marsis che fa parte della strumentazione della sonda europea Mars Express, da 12 anni in orbita, lo scorso luglio ha scoperto il grande bacino di acqua salata a un chilometro e mezzo di profondità sotto i ghiacci del polo sud marziano. I ricercatori ritengono che la falda esista da molto tempo, contenga sali e sia protetta dai raggi cosmici con temperature almeno di dieci gradi sotto lo zero. Sulla terra esistono analoghi bacini subglaciali in cui vivono colonie di batteri che riescono a sopravvivere in condizioni di freddo e buio.

A coordinare la ricerca italiana, è stato Roberto Rosei dell'Istituto nazionale di Astrofisica. Secondo gli esperti italiani, la presenza di ossigeno disciolto potrebbe sostenere forme di vita primordiali che respirano l'ossigeno. Ma dovrebbe trattarsi di forme chiamate "estremofile" ovvero microrganismi capaci di sopravvivere in condizioni proibitive per gli esseri umani, con elevate concentrazioni saline e basse temperature per replicarsi.