Il Terremoto che lo scorso 28 settembre 2018 ha colpito con violenza l'isola di Sulawesi, in Indonesia, e il conseguente tsunami, oltre ad aver devastato completamente i maggiori centri urbani della provincia, fra cui Palu e il villaggio di pescatori di Donggala e la vicina Mumuju, hanno provocato oltre 1230 morti. Secondo quanto riferito da diverse testate giornalistiche internazionali che riportano i dati dalle fonti locali, fra cui il Washington Post, vi sarebbero almeno 1234 vittime. Si aggiungono a questi numeri impressionanti quelli dei feriti, che ammontano attualmente a 799, mentre i dispersi sarebbero almeno 99.
Nella notte, inoltre, sarebbero state ritrovate decine di cadaveri, 34 accertati e molti altri, invece, ancora da identificare, sotto le rovine di una chiesa devastata nell'atollo di Celebes.
La Croce Rossa afferma che i morti potrebbero essere oltre 200 mila
Quel che fa pensare al peggio è una dichiarazione della Croce Rossa che, in contrasto con i numeri ufficiali del bilancio, afferma che a seguito della devastazione causata dal duplice disastro potrebbero esservi almeno 200 mila morti. Questo renderebbe la situazione, già di per sé drammatica, una catastrofe ancora più grande di quello che si poteva pensare in precedenza. Se fosse realmente così, il terremoto e lo tsunami di venerdì 28 settembre sarebbero del tutto paragonabili a quelli che nel 2004 colpirono ancora l'Indonesia., oltre ad altri paesi di quell'area dell'Oceano Indiano.
Questi numeri saranno naturalmente confermati o, viceversa, smentiti con il passare delle prossime settimane.
Situazione disperata per mancanza di cibo e acqua potabile
La strada fra Donggala e Palu è segnata da una fila lunghissima di persone che hanno bisogno di cibo e acqua. Fatwa Fadillah, manager per la riduzione del rischio dei disastri nazionale, afferma che "la gente è scioccata e spaventata, perché non sa quando sarà riabilitato l'accesso diretto all'acqua nei centri maggiormente colpiti".
Sulla strada per Palu le organizzazioni umanitarie si sono fermate per riorganizzare i loro veicoli nel tentativo di tenere l'acqua e il carburante nascosti, per paura di essere derubati sulla strada.
Lunedì centinaia di residenti sono scesi sulla pista dell'aeroporto di Palu, rendendo molto difficile l'atterraggio di un aereo militare.
Disperati e volenterosi di abbandonare quelle rovine, alcuni hanno abbracciato le ruote dell'aereo, mentre tentava di decollare. Vi sono stati numerosi saccheggi ai camion dei rifornimenti, per questo, alcuni mezzi sono stati scortati dalla polizia locale.